O descobrimento do Brasil!

* IN LINGUA ITALIANA:

P.S.: Nella seconda parte l’articolo è in lingua Brasiliana.

Casamento homossexual

Cristine Grasiela Celich Dani.
Premessa: questo articolo si propone di analizzare se sia possibile e rilevante per l’ordinamento giuridico del Brasile, l’istituto del matrimonio nel diritto di famiglia, essere esteso alle coppie omosessuali. Pertanto, si sostiene che il iscrivere costituzionale di cui all’articolo 226, § 1 e § 3 svolgere questo ruolo.
Parole chiave : homoafetivas Stabile; Homoaffective matrimonio; piano di esistenza.
Premessa: questo articolo si propone di analizzare se il matrimonio, nel diritto di famiglia, con l’ordinanza giuridico del Brasile, può essere esteso alle coppie omosessuali. Per questo, se l’articolo discute delle norme costituzionali, in insculped i 226 articolo, § 1, § 3, svolgere questo ruolo.
Parole chiave : homoaffectionate stabile unione, il matrimonio homoaffectionate; piano esistenziale.
Sommario: 1 – Apertura dei lavori 2 – Il piano di esistenza; 2.1 Autorità competente; 2.2 – dichiarazione di consenso o volontà manifestata sotto forma di legge Sposo; 2,3 genere diversità dei futuri coniugi; 3 – Homoaffective Matrimonio: Conversione da stabile dell’Unione; 4 – Conversione di unione stabile in matrimonio combinato con lo standard di cui all’articolo 226, § 1 della Costituzione; 5 – Efficacia della Homoaffective Matrimonio: The Struggle for Achievement; 6 – Finale, 7 – Riferimenti.
1 – Apertura dei lavori
Dato che la promulgazione della costituzione del 1988 del Brasile, c’è il concetto di pari opportunità, cittadinanza e dignità di tutti gli individui. Per questo, vi è la priorità per noi, per costruire una fraterna, pluralista e senza pregiudizi. Tuttavia, quando si tratta di diritti dei gay, sembra che questi principi spesso non sono osservate. Un esempio di questo si verifica con il matrimonio e il matrimonio legislazione nazionale in materia di diritto di famiglia. Apparentemente, sembra che la normativa non prevede le coppie omosessuali in questi istituti di famiglia, e hanno sempre ricorrere alla magistratura, nella speranza di essere ricevuti da tali.

Tuttavia, questo articolo mira a far luce sul diritto di famiglia, soprattutto quando si tratta di una relazione stabile e il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Per questo motivo, questo articolo si basa su una parte del libro “La possibilità di Homoaffective matrimonio civile in Brasile.” Il lavoro, presenta quindi una nuova teoria e discussione in grado di stampare al diritto di famiglia, ed i diritti rivendicati dagli omosessuali. Quindi, questo documento sarà discusso non solo il homoafetivas stabile, ma sarà anche indicato la possibilità che il matrimonio gay può essere tenuto in Brasile. Per questo, il primo elemento discusso è un fatto, quando entrò nel mondo giuridico, deve necessariamente passare attraverso il piano di esistenza, per quanto riguarda l’istituzione del matrimonio in diritto di famiglia. Si è analizzato, quindi se ciascuna delle ipotesi (autorità, il consenso della coppia di coniugi e la diversità sessuale) nominati dalla dottrina necessario configurare il piano di esistenza, o può essere discusso in termini di validità.
Nella sezione seguente, vi presentiamo uno dei modi che Homoaffective matrimonio può essere tenuto in Brasile. Viene così dalla conversione di una unione stabile tra persone dello stesso sesso, il matrimonio, a partire dalla analogia con la heteroafetiva stabile. La seconda modalità del matrimonio gay si terrà in Brasile viene presentato e discusso nella quarta voce di questo articolo. Sembra che attraverso la conversione di una unione stabile nel matrimonio combinato con lo standard di cui all’articolo 226, § 1 della Costituzione.
Di conseguenza, il quinto punto, l’efficacia è discusso in relazione al matrimonio standard per coppie omosessuali, cercando di far luce quindi queste persone possono essere ospitate dalla legge.
2 – Il piano di esistenza
Come sapete, nel diritto, ci sono tre piani di cui un evento che accade nel mondo dei fatti deve passare per entrare nel mondo giuridico. Tali piani sono noti per l’esistenza, validità ed efficacia. Questo, in teoria, devono essere analizzati all’interno di ciascuno di questi piani, nell’ordine in cui appaiono. Quindi, se un evento che è accaduto nel mondo dei fatti non soddisfa i requisiti di esistenza del piano, né può essere discusso in termini di validità, e poi in efficacia.
Tuttavia, per questo articolo sarà solo affrontati sul piano di esistenza, perché, secondo la dottrina della maggioranza, così come alcuni avvocati, dove c’è il “problema”, il “divieto” per Homoaffective matrimonio. Di fronte a questo, l’elemento controllerà se ci sia davvero, per legge, qualsiasi “divieto” per il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Quindi, è necessario verificare quali sono i requisiti per un matrimonio, ha riconosciuto la sua esistenza nel mondo giuridico.
Sulle questioni dottrinali, la maggior parte autori di tre requisiti per il matrimonio di esistere legalmente. Essi sono: una celebrazione dinanzi all’autorità legittimato a farlo, cioè, l’autorità competente, il consenso alla legge espressa dalla coppia e la differenza sessuale dei futuri coniugi. In questo senso, per discutere se ci sia davvero Homoaffective impedimento al matrimonio in Brasile, è rilevante per analizzare ciascuno di questi presupposti, è attraverso di loro in grado di rispondere alla seguente domanda: il matrimonio Homoaffective è possibile prima l’attuale sistema legale brasiliano? Così, passando per l’analisi di questi presupposti.
2.1 – Autorità competente
Secondo Dias (2005, p. 257-258), «il matrimonio è concluso con la persona a cui le leggi statali in materia di organizzazione giudiziaria, le competenze attribuite.” Quindi, se legge statale attributiva di competenza di contrarre matrimonio ad un ministro religione di cui la parte impegnata, per esempio, diventa l’autorità per svolgere tale atto. Così, “l’autorità consolare ha anche il potere di celebrare il matrimonio dei brasiliani all’estero (art. 1544/CC). Quando si tratta di nuncupative matrimonio (art. 1540/CC), il matrimonio è effettuato da chiunque. “(Dias, 2005, p. 258).
Sembra che il matrimonio è pieno di formalità al fine di raccogliere solo il consenso dei futuri coniugi. Nel momento in cui questo accade, cominciano a sopportare lo stato sposato. Così, “l’atto di celebrazione rappresenta l’elemento formale del matrimonio, dando il suo effetto costitutivo” (Dias, 2005, p. 258).
In base a che, nel diritto di famiglia in Brasile, è l’atto di celebrazione del matrimonio, che fa sì che il matrimonio abbia effetto, poi, può essere menzionato che, anche se il matrimonio è stato fatto da autorità incompetente, l’atto si è verificato e c’era il consenso della coppia, e riconoscere che il matrimonio ha avuto luogo. Si può dire questo perché, dopo la celebrazione, anche se effettuata da un’autorità incompetente, la nuova coppia dello sport, per gli altri, la condizione del matrimonio. Si può notare, questo requisito non ha nulla a che fare con il sesso degli sposi, anche in quel momento, il matrimonio tra persone dello stesso sesso ad essere esistenti.
Come sta discutendo il piano di esistenza nel diritto di famiglia, in particolare in relazione al matrimonio, sembra che ci sia qualche incomprensione quando la maggioranza dottrina classifica l’autorità competente come condizione per l’esistenza di un matrimonio. Dopo tutto, è necessario, prima di continuare la discussione, a fare affidamento sul concetto di matrimonio. Che cosa è un matrimonio?
Il matrimonio, nel mondo giuridico può essere compreso è che l’atto (il momento della celebrazione) e ciò che viene dopo quel momento, cioè il momento in cui gli sposi vantarsi con gli altri che sono sposati. Pertanto, possiamo dire che se c’è un requisito per il matrimonio nel piano di esistenza, dovrebbero essere: una persona che si esibirà il matrimonio, non importa il piano di esistenza o se la persona non è competente a compiere tale atto, e i fidanzati. Solo questo. Se non avete uno di questi individui sarebbero in grado di parlare di matrimonio non esiste. Con questa logica, tutto ciò che lontano da esso, deve essere trattata in termini di validità.
Esso ha, per esempio, l’autorità di cui sopra. Si presume che coloro che vengono a celebrare il matrimonio è un individuo che non ha poteri ad esso delegati dalla legge. La sposa e lo sposo dire “sì” a vicenda e questa persona che ha firmato il matrimonio li dichiara sposati. Che cosa succede? Per la maggior parte degli studiosi, il matrimonio sarebbe inesistente. Tuttavia, una idea sembra essere un po ‘fuorviante, perché l’atto stesso si è verificato. Ci fu una festa. E se l’atto è stato la celebrazione, il matrimonio ha avuto luogo e quindi non può parlare in assenza di matrimonio da parte delle autorità incompetente, ma la nullità del matrimonio da parte delle autorità incompetente. Dopo tutto, come affermato da Dias (2005, p. 258):
“Il principio della presunzione di matrimonio vi permette di girare l’invalidità dell’atto di celebrazione della illegittimità del celebrante, non si può parlare in assenza di matrimonio. In ogni caso, anche se la dottrina ha insistito nel ritenere la competenza del celebrante come presupposto l’esistenza del matrimonio, il legislatore prende in considerazione solo annullabile il matrimonio celebrato da un’autorità incompetente (art. 1550, VI / CC). Più. Celebrata da coloro che avevano pubblicamente come autorità per tale ufficio, se l’atto è stato registrato, il matrimonio rimane (art. 1554/CC). Si può vedere se l’autorità incompetente non può fare il matrimonio non esiste, ma non valido. ”
Inoltre, se il matrimonio è invalido a causa di un’autorità incompetente, non è coppia sesso uguale, che rendono il matrimonio nullo o inesistente, in questo caso. Così, passando per l’analisi delle ipotesi successiva che molti studiosi considerano rilevanti per l’esistenza del matrimonio.
2.2 – Dichiarazione di consenso o la volontà manifestata nella forma della legge sposo
Secondo il parere dei Giorni (2005, p. 258-259),
“Questo requisito si riferisce a situazioni in cui uno dei coniugi ha detto” no “, rimase in silenzio, oppure ha detto, senza il celebrante notato. Rimase in silenzio lo sposo, lasciando immediatamente cercare di nozze decostituzione, non c’è dubbio l’esistenza dell’atto. Inappropriato parlare di matrimonio non esiste. La mancanza di espressione di intenti stabilisce un massimo di dipendenza che, in forma di costrizione, per consentire la cancellazione “(art. 1559/CC).
In questo frammento, Dias (2005) è abbastanza chiaro per non dire che l’espressione della volontà dei coniugi non motiva l’assenza di matrimonio. Dopo tutto, come già detto, se c’è stata una celebrazione, è stato l’atto, ci fu il matrimonio. Il fatto che qualcuno non abbia espresso la volontà deve essere discussa in termini di validità, non sul piano di esistenza. Vi è, quindi, che questo requisito non è il fatto che due uomini o due donne che sono interessati a contrarre matrimonio che cesserà di esistere o invalidare l’atto, ma se qualcuno di loro non può manifestare, in modo da libero, la loro volontà di sposarsi. E ‘quindi, da ora all’analisi del requisito ultima indicata dalla stragrande maggioranza degli studiosi per il matrimonio lì. Questa sarebbe la diversità di genere dei futuri coniugi.
2.3 – Diversità di genere della promessa sposa
Maggioranza sostiene la dottrina che la legge, l’articolo 1514 del codice civile dispone che quando “il matrimonio si svolge in un momento in cui uomini e donne manifestano davanti al giudice, la sua volontà di stabilire il legame coniugale, e il giudice li dichiara sposati “proibisce il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Stessa idea è espressa da Brandão (2002, p. 62-71), quando dice che il matrimonio
“E ‘la società dell’uomo e della donna che si riuniscono per perpetuare la loro specie, per aiutare se stessi, con l’assistenza reciproca, per sostenere il peso della vita e di condividere la stessa sorte. Secondo la legge brasiliana, […] “il matrimonio è un atto solenne con il quale due persone di sesso diverso sono uniti, sotto […] reciproca promessa di fedeltà in amore e una più stretta comunione di vita”. [… ] Più di recente aggiunto ai concetti di Silvio Rodriguez, Mario Gaio e Maria Helena Diniz Silva Pereira, rispettivamente: “il matrimonio è un contratto di diritto di famiglia che mira a promuovere l’unione dell’uomo e della donna, in conformità con la legge al fine di regolare i loro rapporti sessuali, cura della prole comune e fornire reciproca assistenza. “Il matrimonio è l’unione di due persone di sesso diverso, eseguendo una integrazione fisiopsíquica permanente. “E ‘il legame giuridico tra l’uomo e la donna che cerca di aiuto reciproco e spirituale, in modo che ci sia una integrazione fisiopsíquica e la creazione di una famiglia legittima.” […] La dottrina insegna che per essere nessun matrimonio ci deve essere diversità genere, la solenne celebrazione e manifestazione del consenso dei futuri coniugi. […] Così, l’analisi della teoria della non-esistenza è necessaria. ”
Tuttavia, questi studiosi sono sbagliato nello svolgimento della comprensione sull’articolo 1514 del codice civile, perché, in primo luogo, che la legge non vieta il matrimonio gay. In secondo luogo, teoricamente non parlare del sesso della coppia. E questo vale per il Codice Civile così come la Magna Carta. Inoltre, sembra che la teologia, anche cristiana, che accenna al fatto che i coniugi sesso di sposarsi dovrebbe avere, quindi, la “Gaudium et Spes, 1965, dice espressamente:” il matrimonio, […] non è stata creata solo allo scopo di procreazione “(GS 50). Essa sottolinea che […] è espressione di amore, questo amore si esprime in modo unico e rende l’atto del matrimonio stesso. Pertanto, gli atti con cui sono uniti la coppia intimamente e castamente sono nobili e onorevoli. (LOPES, 2003, p. 26)
Oltre a Barbero (2005, p. 43) la complementarità dei sessi (maschile e femminile) che Brandão (2002) discorso è solo culturale, dal momento che “le categorie di maschio e femmina o maschio e femmina, che potrebbe andare ‘oltre’ non sono realmente complementari. “Pertanto, la regola che” gli opposti si attraggono “è solo un simbolismo, una creazione della società, dal momento che
“Le forme della sessualità è fondamentale opposizione a corto di omo / etero […] femmina / maschio, dopo […] […] a livello inconscio non abbiamo una o due sessi, i sessi che ci sono n [perché, sotto,] questo punto di vista, il desiderio è sempre extra-deterritorializzato, deterritoria, passa su e giù tutte le barriere “(Oliveira, 1998, p. 361).
Tuttavia, molte persone pensano ancora che l’unica valida forma di amore è quello che avviene tra uomo e donna e, per questo motivo, è che “ogni tentativo di riconoscimento homoafetivas dei sindacati, con il diritto delle famiglie, sempre trovato gravi resistenza “(Dias, 2005, p. 257), perché, per Barbero (2005) è molto difficile fare cambiamenti nei costumi di un popolo, dal momento che chiunque cerca di fare è sempre seguita da alcuni dell’opposizione. Ma mentre questo accade, alcuni paesi, ad esempio, Olanda, Belgio, Spagna, Argentina, tra gli altri, già consentono matrimoni gay, facendo la differenza sessuale della coppia come qualcosa di essenziale al matrimonio scompare. Sebbene la maggior parte studiosi brasiliani ha detto che in Brasile, la diversità di sesso della coppia è essenziale per il matrimonio, è del tutto possibile mettere da parte questa idea, e detto, rispondendo alla domanda di cui all’inizio di questo articolo, che il matrimonio persone dello stesso sesso legge è applicabile in Brasile. Per arrivare a questa conclusione, sarà di gran lunga la manifestazione di due modi: il primo è attraverso la conversione di una unione stabile nel matrimonio, e la seconda, attraverso la disposizione di cui all’articolo 226, § 1 della Costituzione.
3 – Homoaffective Matrimonio: Conversione da Union Stabile
Come spiegato in precedenza, ci sono due modi di matrimonio gay si svolgono in Brasile. Questa voce saranno trattati nel primo modo, che è fatto dalla conversione del matrimonio stabile. Come tale, è noto che può essere convertito in un matrimonio, perché, come previsto dall’art. 226, § 3 della Costituzione, che è ciò che si intende: “Ai fini della tutela dello Stato, riconoscere l’unione stabile tra un uomo e una donna come una famiglia e la legge facilita la conversione in matrimonio “.
Tuttavia, è discussa dal riconoscimento delle unioni stabili tra omosessuali, anche se solo nel quadro giuridico, dalla giurisprudenza, può essere convertito in matrimonio. Prima che una risposta è rilevante per discutere l’idea che la diversità di generi, che è stato messo nella Costituzione, è solo un elenco esemplificativo di stabile, o se è completo, quindi non può essere utilizzato per valutare l’analogia azioni declaratoria del riconoscimento del matrimonio gay e, di conseguenza, essere negato il Homoaffective matrimonio.
Giorni (2003) inizia esponendo l’istituzione del matrimonio può essere applicato a stabile homoafetivas sindacati. Si sostiene che, perché, per legge, anche senza una determinazione espressa, non c’è nulla che vieta il riconoscimento di tali unioni. Pertanto, usiamo l’analogia per interpretare uno standard. Questa analogia, secondo Dias (2003), è perchè la costituzione è una unità, che è, perché non si dovrebbe interpretare una disposizione costituzionale in modo isolato, ma in concomitanza con l’altro. Ciò significa che a
“Il principio di unità della Costituzione, che vieta l’applicazione di una disposizione costituzionale da solo e necessita di una interpretazione della disposizione in relazione ad altre disposizioni costituzionali in modo che le contraddizioni con altri standard può essere evitato. […] Ovviamente, considerando il principio dell’unità della Costituzione non sarebbe stato possibile fare questa estensione se non ci fosse fornitura escludendo espressamente le coppie gay da stabile. ” (LOPES, 2003, p. 128-129)
Ciò significa che, nell’interpretazione di una disposizione della Costituzione, bisogna leggerlo tenendo conto delle regole aggiuntive che lo circondano. Come tale, è arte. 226, § 3 della legge suprema non è mai homoafetivas sindacati esclusi, in quanto,
“Proprio come le relazioni eterosessuali, unioni omosessuali sono legami affettivi […] dove c’è l’impegno reciproco. La stalla creato un genere che comprende più di una specie: l’unione stabile eterosessuale e omosessuale stabile. […] Soprattutto, le regole del eterosessuali stabili, per analogia, sono perfettamente applicabili alle unioni omosessuali “(Dias, 2004, p. 34).
Data questa comprensione, l’arte. 226, § 3 della Costituzione non esclude homoafetivas sindacati. E ‘chiaro, quindi, che diversità di genere non è più requisito essenziale per la creazione di una stalla. Sulla base di questo stesso standard, vi è che permette la conversione del matrimonio stabile. Così, è rimosso a diversità di genere per la definizione di stabile, anche, è lasciato fuori, questa differenza per il matrimonio.
Eppure, se si prende in base ai principi costituzionali, così come la società brasiliana in conformità con la Costituzione, vuole essere libero, giusto, fraterno, aperto, pluralista, egualitario, volta a combattere ogni forma di pregiudizio, è necessario, accettare i diritti di tutti gli individui che appartengono a lei, perché, secondo Dias (2004),
“Le disposizioni costituzionali che stabiliscono il diritto di eguaglianza che vieta la discriminazione condotta nei confronti affettivo all’orientamento sessuale. […] Così rifiutano l’esistenza delle unioni omosessuali è quello di rimuovere il principio di iscrivere al punto IV dell’art. 3 della Costituzione: è il dovere dello Stato di promuovere il bene di tutti, una discriminazione vietata, non importa quale tipo di ordine o “(Dias, 2004, p. 47).
Così, quando si tratta di uguaglianza, è anche necessario considerare il diritto alla differenza. A Fontanella (2006), una differenza che nascono da una condizione naturale che è presente nel singolo, per esempio, l’orientamento sessuale. Per questo motivo, è che la differenza deve essere protetto “da stato di diritto come prerequisito per la promozione della dignità umana in tutte le sue dimensioni.” (Fontanelle, 2006, p. 2). Vale a dire,
“L’orientamento sessuale di un individuo in alcun modo sminuire il suo valore e carattere, e lo Stato democratico, nel rispetto della loro condizione, garantire i loro diritti e il pieno sviluppo della società. […] Dal principio della dignità umana discende direttamente dalla protezione di orientamento sessuale, devono essere rispettati dal riconoscimento della diversità degli individui e una pluralità di espressioni. In uno stato democratico, le differenze dovrebbero essere rispettati e le disuguaglianze sociali eliminati, in modo che le promesse fatte come diritto costituzionale abbia effetto in più bassi livelli di regolamentazione. ” (Fontanelle, 2006, p. 119).
Così, nel tentativo di proteggere le coppie omosessuali e il diritto alla differenza e la diversità, sentenze molti hanno detto che è possibile, per analogia con l’unione stabile tra eterosessuali, e di estendere il beneficio a riconoscere che un nucleo familiare homoafetivas sindacati. Così, per mezzo di cui all’articolo 226, § 3 della Costituzione, vi è il riconoscimento della homoafetivas unioni stabili, è possibile convertirli in matrimonio, così come vi è per heteroafetivas sindacati. La conversione di una unione stabile nel matrimonio, Serejo (2004, p. 84) aggiunge che il matrimonio continua prestigioso
“Nel testo costituzionale, anche con la protezione che la Costituzione ha dato la stalla. Prova di prestigio che è il fatto che § 3 dell’art. 226, punto per la possibilità di convertire il matrimonio stesso stabile. Con questa posizione, il costituente è stata interessata con la formazione di una famiglia, preferibilmente seduti in matrimonio “.
E la regola (la conversione di un unione stabile nel matrimonio) non è afastável quando si tratta di coppie omosessuali perché, come aggiunge Dias (2003, p. 123),
“Il rapporto omosessuale tra due uomini o due donne è ostacolo nell’art. 226, § 3 della Costituzione federale, la legge n. 8971 del 02/02/94 e legge n ° 9278 del 10/05/96, sia per il riconoscimento di una stalla e per la conversione in matrimonio “.
Pertanto, questa sarebbe una possibilità di matrimonio gay si terrà in Brasile. Utilizzando lo standard del citato articolo della Costituzione del 1988 e, se possibile, per analogia con i sindacati homoafetivas heteroafetivas sindacati, quest’ultimo trasformato in matrimonio, allora è anche possibile parlare di conversione per il matrimonio coppie omosessuali.
Tuttavia, questa possibilità può essere fatto solo se si presta attenzione a ciò che lo standard dice di matrimonio stesso. Ovvero, vedere se questa norma è coerente con la possibilità di matrimonio legale tra persone dello stesso sesso. Per nessun punto in noi avere uno standard che, quando si fa ricorso all’analogia, lascia il sindacato lungo le linee di unione homoafetivas heteroafetiva, e può anche convertire in matrimonio se c’è un’altra regola che vieta, per esempio, il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Dovrebbe quindi entrare in questa discussione.
Per la dottrina maggioritaria, non si poteva parlare di matrimonio tra persone dello stesso sesso, quindi, toccare l’arte. 1514 del codice civile. [1] Poi disse “l’uomo e la donna,” porta la dottrina come un esempio di inesistente il matrimonio, i matrimoni gay, a causa dei pregiudizi che la società si trova ad affrontare unioni tra persone dello stesso sesso . C’era, dunque,
“La distinzione tra atti giuridici nulli e inesistenti ha un diverso trattamento in materia matrimoniale. Così Clovis giustificato Bevilacqua: il Codice non si riferisce ai matrimoni inesistenti, perché non richiedono un dibattito giuridico devono essere dichiarate tali. Inoltre, per sostenere l’esistenza di inesistenti matrimonio, invoca sempre l’esempio del matrimonio gay “. (DIAS, 2006, p. 87)
Sono giuristi sbagliato come il matrimonio non esiste, non esiste. Questa idea di matrimonio si avvicinò mancanti, perché
“Come la legge non elenca alcune cause di nullità del matrimonio (nessuna festa, nessuna espressione di intenti e la diversità del sesso dei coniugi), il giudice era disarmato, senza possibilità di annullare matrimoni che soffrono di difetti incurabile non trovare un testo espresso di fondare il ricorso di annullamento. Così, l’affronto a quelle ipotesi è venuto a essere considerato come elemento non essenziale per l’esistenza stessa del matrimonio. La categoria dei non-esistenza viene in aiuto di un interprete in situazioni di estrema perplessità, quando il sistema non nullità adatta perfettamente al caso. Qui sta l’origine del matrimonio non esiste. ” (DIAS, 2005, p. 256).
Solo si deve rilevare che quando si esprime l’idea di mancanza di qualcosa, resta inteso che nessuno è materiale legale e non. In altre parole, esiste nel mondo dei fatti, ma non esiste nel mondo giuridico, non può produrre alcun effetto. Questa non è una giusta idea, dal momento che ciò che non ha esistenza legale in tutto il mondo non può produrre effetti giuridici. Tuttavia, l’idea di atti che vengono portati alla legge inesistente non vuole in alcun modo, al diritto di famiglia. In questo campo del diritto, soprattutto per il matrimonio, il piano di esistenza non ha modo di configurare. Lui non esiste.
La spiegazione: come detto, la mancanza di consenso e mancanza di autorità deve essere discussa nel campo della validità come coercizione e mancanza di autorità, rispettivamente. Lo stesso vale per il sesso dei coniugi. Perché, come detto, la cerimonia stessa, quando succede, e si conclude il matrimonio esiste. Pertanto, non è parlare di matrimonio non esiste. Se è stato fatto con la coercizione, da parte delle autorità incompetenti o se gli sposi sono dello stesso sesso o di sesso diverso, saranno discussi in termini di validità. E, si sottolinea, c’è solo ciò che dice la legge.
In questo senso, Matos (2004), aggiunge che il codice civile fa riferimento solo ad atti di nullità e di annullamento, per non parlare degli atti di inesistenza o l’esistenza di un business legale. Quindi, “seguendo lo stesso percorso nei requisiti specifici libro Diritto di famiglia non si fa menzione dell’esistenza di matrimonio” (Matos, 2004, p. 22). Inoltre, come è anche parlando nullità e vuoto, del codice civile, libro IV, che è circa il diritto di famiglia, elenca anche
“Come ipotesi nulla, il requisito per la diversità di sesso tra i coniugi […]. […] Così definiscono il matrimonio come nucleo familiare esclusivamente eterosessuali non esclude la possibilità di un altro modello di famiglia […] l’istituto del matrimonio, cioè il homoafetivas unione “. (Matos, 2004, p. 23).
Detto questo, va osservato che i giuristi e anche altre persone, “può sostenere che il matrimonio è, per definizione, tra un uomo e una donna, ed è difficile contrastare una definizione.” (Sullivan, 1996, cit Matos, 2004, p. 64). Non sembrano rendersi conto che la radice del contratto di matrimonio è il legame affettivo, emotivo e psicologico tra i due coniugi e che “in questo senso, etero e omo sono identici.” (Sullivan, 1996, cit Matos, p. 65).
Così, “il tentativo di trasformare il matrimonio in un atto invisibile, come sostenuto gran parte della dottrina, va solo a dimostrare che vi è inesistente matrimonio” (Dias, 2005, p. 259). È corretto Giorni (2005), poiché, come abbiamo detto, c’è un matrimonio ci deve essere l’atto e, se non c’è azione, è perché non c’era il matrimonio, e dire che è
“Da una contradictio in adiectio , cioè una contraddizione in sé: è un atto, perché non esiste, e non ha esistenza, non è un atto, combattendo tra di loro le stesse parole. Non si può dire ciò che non lo fa, non può produrre alcun effetto che ci sia qualcosa di materiale di fatto nel piano “. (DIAS, 2005, p. 259-260).
Di conseguenza, “non c’è nulla, non dice nulla sulla legge o l’atto di transazione o inesistenti e inesistente sul matrimonio” (Dias, 2005, p. 256). Brandão (2002) sostiene che la teoria del matrimonio non esiste carenza del sistema giudiziario del Brasile e solo, solo, la teoria della nullità per regolare matrimonio. Questo autore afferma anche che solo un ricorso di annullamento sono capaci di sciogliere un matrimonio pieno di nullità, non importa se i coniugi hanno stesso sesso, se non c’è consenso della coppia o la persona che ha fatto la festa o non è più competente a farlo. Pertanto, non dovrebbe parlare di matrimonio non esiste, allora il matrimonio gay può essere tenuto in Brasile, nello stato attuale legislativo e storico, parlando da Venosa (2006), perché,
“Né la Costituzione né il codice civile impone la diversità del sesso come condizione per la celebrazione di nozze sposi. Non vi è alcun riferimento alla differenza tra i sessi, non sulla lista degli impedimenti al matrimonio. ” (DIAS, 2006, p. 87).
E anche se la teoria era valida celebrazione del matrimonio non esiste, sarebbe sbagliato, al momento attuale, usando come esempio di inesistente matrimonio matrimonio gay. In questo senso,
“Se questo esempio, anche per qualche tempo, potrebbe servire oggi, è diventato praticamente inutile per questo scopo. […] Se la differenza di sesso non è la legge, il matrimonio non ha più lo scopo della procreazione come forse […] vi è un equivoco basato sulla formulazione della dottrina e della giurisprudenza circa la diversità di genere come una condizione di matrimonio “. (DIAS, 2006, p. 87).
Pertanto,
“L’idea del fallimento è scomodo e inutile e può essere vantaggiosamente sostituito dal concetto del nulla […]. Pertanto, la necessità di distinguere il matrimonio nullo il matrimonio non esiste, in fondo, non è altro che una forma di ripudio del matrimonio di persone dello stesso sesso “. (DIAS, 2005, p. 260-261).
E questo, il ripudio dei rapporti omosessuali non può accadere altrimenti sarebbe un affronto ai diritti fondamentali, della dignità e dell’uguaglianza degli esseri umani. Così sarà presentato nella prossima sezione, l’altra possibilità che possa accadere al matrimonio gay in Brasile.
4 – Conversione di unione stabile in matrimonio combinato con la norma dell’articolo 226, § 1 della Costituzione
Come spiegato nei paragrafi precedenti, ci sono due metodi per effettuare la Homoaffective matrimonio in Brasile. Il primo ha mai visto. Quindi, si procede alla seconda forma che deriva dalla conversione di una unione stabile (art. 226, § 3 / CF) in combinazione con l’art. 226, § 1 della Costituzione. Per fornire una risposta a questo secondo modo, è importante per avere una visione a esprimere l’arte. 226, § 1 della Costituzione: “. Il matrimonio è una festa civile e libero”
La discussione fa, è possibile chiedersi se Homoaffective matrimonio in Brasile dal punto di vista giuridico. Si sostiene che, perché la Costituzione è al di sopra del codice civile. E se la Costituzione non fa menzione del sesso della coppia, non si può attaccare in diritto civile, in quanto è gerarchicamente inferiore alla legge suprema. Quindi, se desse protezione al diritto di famiglia e ha scelto di non parlare del sesso dei coniugi quando il matrimonio trattata, consentendo in tal modo gli omosessuali di sposarsi in Brasile. Eppure, questa idea è nel senso di difesa viene interpretato come una norma della Costituzione. Tale difesa, in vista della Moraes (2005, p. 5-6), si verifica
“Attraverso la combinazione della lettera del testo con le storiche, politiche, ideologiche del momento, se si trova il senso migliore lo stato di diritto in confronto con la realtà socio-politica ed economica e puntando la sua piena efficacia. Canotilho elenca anche alcuni principi di interpretazione costituzionale:
– L’unità della Costituzione: interpretazione costituzionale deve essere eseguito in modo da evitare contraddizioni tra le norme;
– L’effetto di integrazione: la risoluzione di questioni giuridiche e costituzionali dovrebbe essere data maggiore priorità criteri che favoriscono l’integrazione politica e sociale, così come il rafforzamento dell’unità politica;
– La massima efficacia ed efficienza: una norma costituzionale dovrebbe essere data la sensazione che vi darà modo più efficace;
– La correttezza funzionale o di conformità: gli organismi incaricati di interpretazione del diritto costituzionale non può raggiungere una posizione di sovvertire, disturbare o modificare il layout e organizatório funzionale costituzionalmente stabiliti dal costituenti legislature originale;
– L’armonizzazione delle pratiche o di accordo, di richiedere il coordinamento e la combinazione di beni giuridici in conflitto al fine di evitare il sacrificio totale di alcuni bambini rispetto ad altri;
– La forza normativa della Costituzione: tra le possibili interpretazioni, che dovrebbero essere adottate per assicurare una maggiore efficienza, l’applicabilità e la permanenza delle norme costituzionali “.
Detto questo, si osserva che una regola costituzionale deve essere applicata tenendo conto del tempo sociale, politica, ideologica, in cui viviamo. Guardando in questo modo, non ci sarebbe nessun problema per i non-evento, legalmente, il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Questa idea può essere utilizzato al di fuori della norma di cui all’art. 226, § 1 / CF, per l’unità della Costituzione, in primo luogo. Lei, secondo Moraes (2005), deve avere un’interpretazione unica, cioè, una norma non può entrare in conflitto con un altro. Per questo motivo, il suo effetto è l’integratore.
Questa comprensione stessa è circondata da Schäfer (2005) per i diritti fondamentali che hanno la massima efficienza possibile. Inoltre, secondo Moraes (2005), l’interpretazione di una regola non può cambiare ciò che è stato stabilito dal legislatore. Spacciandosi per una riflessione su questo, lo standard di cui all’art. 226, § 1 / CF quando serve solo a matrimonio eterosessuale, sta cambiando quello che il legislatore ha inteso, perché anche lui, preferisce tacere sul sesso dei coniugi, ammette il matrimonio gay.
Quindi, eseguire solo il matrimonio tra coppie non heteroafetivos estendere i benefici alle coppie omosessuali, sarà cambiare il significato della Costituzione e la loro armonizzazione e la Magna Carta mancherà valore giuridico. Che, per l’autore, significa che “le norme costituzionali dovrebbero essere interpretate in modo esplicito e implicito, per raccogliere il suo vero significato” (Moraes, 2006, p. 11), cioè una norma della Costituzione deve essere interpretato sempre cercando di mantenere l’armonia con il testo costituzionale, raccordo sempre più alla realtà sociale.
Per continuare la discussione in se il matrimonio gay è davvero possibile, è necessario pensare un po ‘lo standard di cui all’art. 226, § 1 della Costituzione, contro i principi fondamentali contenuti nella Costituzione, perché quando il diritto di famiglia ha vinto lo status “costituzionale ha rappresentato una garanzia che i principi garanti dei rapporti familiari siano meglio custoditi e quindi più forte entrare in vigore “(SEREJO, 2004, p. 4). Questo pregiudizio, Spengler (2003, p. 52), quando si parla di regole e principi, aggiunge che “gli standard delle norme fondamentali diritti differenziano per il tipo di principi e le regole delle regole tipo”. Ciò significa che i principi delle regole differiscono in modo qualitativo. Quindi, se Spengler (2003) ritiene che un principio è più importante di una regola e che se questa regola va contro un principio che dovrebbe prevalere. Cioè, perché sembra che un principio è superiore a qualsiasi altra regola della Costituzione.
A queste parole, si vuole dire che se c’è una norma, per esempio, l’art. 226, § 1 / CF o 1514/CC o anche l’arte. 226, § 3 / FC che apparentemente “sigillare” il homoafetivas sindacati e d’altra parte ci sono principi come, ad esempio, l’uguaglianza, la dignità, che hanno incluso gli omosessuali nel matrimonio e stabile, allora deve prevalere principio costituzionale, non la norma. Ciò significa che i principi sono superiori alle regole e, quindi, quando si affronta lo standard d’arte. 1514/CC, anche se lui afferma che per avere il matrimonio è necessaria “l’uomo e la donna,” una tale regola deve essere rimosso quando si invoca un principio. Quindi questo è un altro motivo per cui il matrimonio gay dovrebbe essere tenuto in Brasile. Ricordiamo che,
“Violando un principio è molto più grave di rompere una regola. […] È la forma più grave di illegale o incostituzionale in quanto violazione del livello di principio, esso rappresenta un intero sistema contro la guerriglia, sovversione dei suoi valori fondamentali, insulto imperdonabile alla sua struttura logica della sua struttura e maestro corrosione “(Mello , 2003, p. 53).
Sembra che quando ha negato i diritti del matrimonio per le coppie omosessuali, si sta andando contro i principi fondamentali e contro il sistema legale del suo paese, e anche contro la Costituzione, perché hanno portato per il sistema giuridico del Brasile, nuovi principi di diritto di famiglia, con l’obiettivo di distanza dalla leggi ordinarie che sono contrarie a questi nuovi principi. Quando si parla di norme e principi costituzionali, anche per discutere del matrimonio Homoaffective possibilità in Brasile, si può anche parlare di diritti fondamentali. Dai diritti, la comprensione Moraes (2005, p. 21), è
“Il set istituzionalizzato di diritti e garanzie degli esseri umani il cui scopo fondamentale è il rispetto della loro dignità attraverso la loro protezione contro il potere statale arbitrario, e la creazione di condizioni minime di vita e lo sviluppo della personalità umana può essere definita come diritti umani fondamentali “.
Ancora, si può anche definire i diritti umani fondamentali, come quelli che corrispondono alla natura stessa dell’essere umano, cioè la sua essenza, che può essere fisica, sociale e spirituale e che questi devono essere rispettati dalle norme giuridiche, cedendo al grido di il bene comune. Inoltre, questi diritti umani fondamentali hanno certe caratteristiche. Tra di loro c’è l’universalità che è la “portata di questi diritti comprende tutti gli individui, indipendentemente dalla loro nazionalità, sesso, razza, credo o convinzione politico-filosofico” (Moraes, 2005, p. 23) e complementarità, in cui “diritti umani fondamentali non devono essere interpretate in modo isolato, ma congiuntamente al fine di raggiungere gli obiettivi fissati dal legislatore costituzionale” (Moraes, 2005, p. 23). Fontanella (2006, p.1-2) chiarisce che
“I valori che lo stato di diritto deve soddisfare le regole di traduzione sono diritti fondamentali, intesi come tutti quei […] diritti soggettivi che corrispondono universalmente a” tutti “gli esseri umani ad avere lo status di persone, cittadini o persone con la capacità di fatto. Questi diritti sono caratterizzati, e la loro […] inalienabile e indisponibile che essi sono compresi. Ciò significa che, a differenza dei diritti di proprietà che sono esercitati ad esclusione degli altri, chiunque può goderne, mentre altri non si esercita. Di qui la richiesta di tali diritti espansivi: hanno una forte tendenza universalizzante al fine di estendere a tutta la società, i rapporti illuminanti e le situazioni di esclusione e di micro-wild poteri che fino ad allora rimasta in ombra. In questa fase, è importante sottolineare il carattere anti-utilitarista dei diritti fondamentali: la maggioranza non può, tuttavia qualificato che è, minano i diritti fondamentali di ogni membro della società “.
Pertanto, “Diritti fondamentali nella Costituzione devono sempre essere osservate al fine di garantire il rispetto della società per le varie espressioni di identità e pluralità.” (Fontanelle, 2006, p. 28). Di conseguenza, un diritto fondamentale è “il maestro parola, da cui tutti gli altri pensieri e deve essere subordinato” (Fontanelle, 2006, p. 41). Sono le basi. E tale “sono, dunque, alla base di altri regolamenti, norme sono norme ‘(Fontanelle, 2006, p. 41). Detto questo, vogliamo sapere se, alla luce dei diritti fondamentali, tutti gli interessi sociali devono essere protetti, tra cui il matrimonio e le unioni homoafetivas, dal momento che tali diritti, in vista della Moraes (2005, p. 2) deve essere una previsione necessaria in tutti i paesi della Magna Carta, sono loro che mirano a “sancire il rispetto della dignità umana, per garantire la limitazione del potere e diretto al pieno sviluppo della personalità umana.” Sulla base delle discussioni finora sui principi, i diritti fondamentali e gli standard, è chiaro che i primi prevalgono sulle regole. Pertanto, è possibile affermare che l’art. 226, § 1 della Costituzione può essere usata per consacrare il Homoaffective matrimonio, così come heteroafetivo.
Aggiunge a questo, perché se si prende in base all’art. 226, § 1 / CF, anche se appare solo parlare del matrimonio, è stato trovato ulteriore, menzionate nel presente articolo, anche se implicitamente, l’esistenza del piano hanno già parlato. Come è stato messo, non vi è inesistente matrimonio. E, perché l’assunzione di matrimonio legale che piano di esistenza non ha giustificato la Corte ritiene, infatti, la possibilità giuridica di matrimonio tra persone dello stesso sesso, in quanto, come espresso Giorni (2006, p. 155),
“La legge deve accompagnare il momento sociale. Così come la società non è statico ed è in continua evoluzione, la legge non può stare in attesa della legge. Le società moderne sono dinamici […]. E ‘necessario pensare e ripensare il diritto a concetti stigmatizzati e morali che servono come strumento di espropriazione della cittadinanza. ”
Quindi, vale la pena ricordare che nessuna gerarchia tra le leggi, la Magna Carta e l’apice, e sotto di esso sono altre leggi come il codice civile, per esempio. Così, analizzando la Costituzione, all’art. 226, § 1, che parla di matrimonio, si vede che, anche se il citato articolo disponibile in merito alla celebrazione del matrimonio, non indicano che esiste per questo atto (il matrimonio), i coniugi devono essere di sesso diverso. E ‘semplicemente in silenzio. E, aggiunge il suo silenzio può essere un matrimonio tra persone di sesso diverso e il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Così, per ben ha fatto la Magna Carta del 1988, quando si parla di matrimonio, non ha menzionato il sesso della coppia. Anche se il codice civile afferma che questa celebrazione si svolge tra l’uomo e la donna, che dice che non è la Costituzione federale, che è superiore del codice, perché, secondo Rios (2003), il rapporto di un matrimonio o un’unione stabile esiste oggi, è a causa del sentimento di affetto che esiste tra la coppia. Questo è il motivo per cui può parlare alle norme giuridiche che si occupano di diritto di famiglia non può essere chiuso, cioè devono partecipare alla realtà sociale che li circonda.
Con l’arrivo della costituzione del 1988, è diventata fragile la linea di demarcazione tra diritto pubblico e diritto privato come due aerei chiusi e non comunicanti tra loro. Così, si può dire che “E ‘pubblicizzato […] legge civile è chiuso quando spostato valori del codice civile per la Costituzione, e quindi ha preso una questione di ordine pubblico.” (Girard, 2005, p. 36 ).
Si è notato che il codice civile non è l’unica fonte di diritto privato e in questi termini del diritto di famiglia. C’è anche la Costituzione federale e, in questa luce che la Costituzione preferisce il silenzio sul sesso degli sposi, al matrimonio, nulla può interferire con il codice civile, poiché il diritto privato è sempre più diventando mainstream .
In questo senso, Girardi (2005) aggiunge che prima della Costituzione, dal momento che è superiore al codice civile, diritto privato, che disciplina, è pubblicizzato al momento le leggi Costituzione normalizzati relativi a questo diritto privato. Per l’autore di cui è “necessario e obbligatorio per una nuova iniziativa del processo interpretativo della legge” (Girard, 2005, p. 53).
Vi è, quindi, che una regola, legge, norma, non deve essere interpretato dal suo aspetto formale, ma, in un vero e proprio senso, che colpisce solo la parte anteriore della Costituzione è possibile. Dire che, come la legge suprema è stata in grado di fornire i “concetti infra, con nuovi significati, al fine di soddisfare in modo più efficace le aspettative della società contemporanea brasiliana” (Girard, 2005, p. 159). Questo significa che, sulla comprensione Matos (2004, p. 147), del codice civile richiede un “‘reinterpretazione’, sotto il prisma costituzionale”, cioè ha bisogno di essere interpretato e in forma in conformità con la Carta Magna. In tale ottica, Fernandes (2004, p. 46), riferisce che:
“Alcuni argomenti trattati nel Codice di acquisire lo status costituzionale, quindi, con nuovi contenuti assiologici, […]. Applicazione del codice civile, essendo il soggetto in base alla Costituzione, la posizione giuridica dell’operatore deve essere diverso, perché è necessario dare l’interpretazione standard come Magno testo infra, dando priorità al comando che si trova nella legge suprema “.
Ciò significa che l’affare regole sul matrimonio dal codice civile deve essere interpretato secondo le regole che si occupano di matrimonio nella Costituzione, sulla base di principi fondamentali. Guardando in questo modo, è possibile parlare di Homoaffective dal matrimonio, anche l’arte. 1514 del codice civile, che è responsabile della regolare matrimonio, dice che il matrimonio si svolge tra “uomo e donna,” non dice che l’uomo deve sposare una donna e questo uomo.
C’è anche questa idea viene dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, di cui il Brasile è uno dei firmatari. L’arte. XVI, n. 1, afferma che “uomini e donne di età, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione, hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia.”
Questo significa che qualsiasi individuo che è in grado di sposarsi possono contrarre matrimonio e poi non dire che l’uomo deve sposare una donna con questo e questo. Dice solo che “gli uomini e le donne” può sposare, nel senso che possono sposarsi e chi lo desidera, sia che si tratti di una persona del sesso opposto o dello stesso sesso al tuo. Detto questo, Dias (2004, p. 100) afferma che “secondo il concetto di esperti delle Nazioni Unite:. Matrimonio è un qualsiasi gruppo di persone che vivono insieme sotto lo stesso tetto, il sesso o meno lo stesso”
Stesso ragionamento si è esposto alla Convenzione Americana sui Diritti Umani (Patto di San José, Costa Rica, 1969), che è stata rettificata dal Brasile il 25 settembre 1992. Lì, nell’arte. 17, sotto la protezione della famiglia, è riconosciuto il diritto di sposare l’uomo e la donna e ha trovato una famiglia. Ma il diritto di sposarsi è per l’uomo, non importa con un altro uomo è che egli sposerà, così come per le donne, non tenendo conto anche di un’altra donna che sposerà.
Lo stesso vale per il Patto internazionale sui diritti civili e politici, che risale al 1966. Nella sua arte. 23, n. 1, la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato. Il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia sono grati agli uomini e alle donne in età da marito.
Vi è, quindi, che il diritto al matrimonio è dato a tutti gli individui. E che possono sposare chiunque lo desideri, poiché non vi è alcun divieto nella legge in modo che gli omosessuali non possono sposarsi o che la diversità di genere è essenziale per essere un tale atto.
Lo stesso si esprime nell’arte. 1517 del codice civile che, anche se parla della età di matrimonio per il matrimonio, si dice che l’uomo deve sposare una donna e questo uomo. L’articolo cita solo che l’uomo e la donna può sposare a 16 anni, ma non dice mai che la diversità di sesso è essenziale per il matrimonio.
Detto questo, rimane rimossa dalla diversità di sesso per il matrimonio, e possiamo poi sposare gli omosessuali in Brasile e costituiscono una relazione stabile e una famiglia, perché privare gli omosessuali di entrare in un matrimonio stabile e di una discriminazione di , che è vietata dalla Costituzione. Come difensori e Giorni (2005, p. 257),
“Né la Costituzione né il codice civile impone la diversità del sesso come condizione per la celebrazione di nozze sposi. Così, per sostenere l’esistenza del matrimonio non esiste, si invoca l’esempio del matrimonio gay. Ora, se questo esempio, anche per qualche tempo, potrebbe servire, è diventato praticamente inutile per questo scopo. ”
Quindi, sottolinea che è possibile parlare di matrimonio tra persone dello stesso sesso in Brasile, dato che l’esistenza piano non sia adatta per essere discussa nel diritto di famiglia. Non esiste in campo giuridico. Tutte le domande che devono essere risolti in termini di validità. Tuttavia, ci può solo diventare un cattivo matrimonio che il vuoto legge statale o annullabile, oppure a rendere invalida il matrimonio, come dovremmo seguire ciò che dice la legge, dato che la lista di impedimenti è esemplificativo e non esaustivo . E come la legge in termini di validità, non fa menzione del sesso dei coniugi, non esegue alcun divieto che gli omosessuali non possono o non dovrebbero sposarsi, allora è tutto possibile matrimonio tra persone dello stesso sesso, altrimenti, sarebbe cadere in pregiudizi, espone come Giorni (2005).
E quando si parla di questo problema, forse, dovrebbe dire pre-concetto, come la gente fa un concetto iniziale di ciò che non conosciamo, di sentir parlare di certe persone. Per Fernandes (2004, p. 69), che non avanza il concetto è “a conoscenza dei vari principi costituzionali e gli standard che si applicano al soggetto, dal momento che l’uguaglianza, la dignità umana, la non discriminazione basata sul sesso e gli altri “. Detto questo, se solo il pregiudizio che impedisce il matrimonio tra persone dello stesso sesso e non normativa, allora si può ben parlare di matrimonio homoaffective dal concetto iniziale che alcune persone fanno circa gli omosessuali non dovrebbero superare la pianificazione legge. Appunto come il Figlio (2007, p. 62) dice che il matrimonio
“Nella maggior parte moderno sistema sociale, che non si fonda su una piramide sociale che legittima la base della famiglia, è un ordine privilegiato privata basata sulla libera scelta e l’amore, che legittima i rapporti familiari. Il matrimonio perde la sua disposizione trans a favore della realizzazione di coppie intimi, dando i suoi membri un luogo di libertà e di realizzazione personale. Se la famiglia contemporanea c’è una forte tendenza alla soddisfazione di interessi particolari e di ciascuno dei suoi membri sulla base di ricerca […] interesse e beneficio. L’individuo non è più disponibile per la famiglia e il matrimonio, ma la famiglia e il matrimonio che esistono per lo sviluppo dell’individuo nella ricerca della sua aspirazione alla felicità. ”
Ciò significa che le regole sul diritto di famiglia, specialmente quelle regole e il matrimonio stabile, deve modellare la realtà in cui l’individuo appartiene alla persona e non la forma standard. Con questo, si vuole dire che l’individuo non sarà omosessuale si trasformerà in una causa legale che lascerà per cercare e lottare per i propri diritti. Ma è la legge che dovrebbe soddisfare queste persone, al contrario di questa idea, come molti studiosi vogliono, è un pregiudizio e non solo.
Ancora, si può dire che il matrimonio è solo un contratto di diritto di famiglia. In tale ottica, Pinheiro (2002, p. 50) dice che il matrimonio è un atto di volontà, dipende da azione umana:
“Quando si tratta di rapporti giuridici familiari […] l’accordo prematrimoniale, il matrimonio, il riconoscimento della paternità, adozione, separazione legale, divorzio, parte della classe di fatti che dipendono dalle azioni legali e della volontà umana”.
Quindi, se un matrimonio è un contratto che nasce dalla volontà e delle relazioni umane, perché non estendere questo tipo di contratto per le coppie omosessuali a questi rapporti, così come heteroafetivos coppie si basano su affetto e fiducia ? Si può vedere attraverso le parole dell’autore, che il matrimonio è davvero un semplice contratto, come gli altri. L’unica differenza è il contratto, che è regolato da diritto di famiglia e il contratto è disciplinato dal diritto delle obbligazioni, è che in un primo momento è più solenne e più pomposo del secondo e che è anche l’affetto, desiderio, l’amore che porta alla formazione di esso, mentre il secondo, l’affetto e l’amore non esiste.
Che cosa si può dire è che quando una coppia eterosessuale sposa, si sta formando, firmando un contratto che regolerà la sua proprietà, ma l’origine di questo contratto è l’amore. Quindi, se c’è amore tra persone dello stesso sesso, essi sono negati forma questo contratto? Solo perché un singolo articolo menzionare la civile “dell’uomo e della donna” Codice? Stai parlando di un contratto che potrebbero essere trattati nel campo del diritto delle obbligazioni e dei contratti (e quindi, validi per entrambe le unioni tra omosessuali, come per le unioni eterosessuali), ma si scopre che quella non era l’intenzione affrontato quando la legislazione sul matrimonio. Lui ha preferito, perché il matrimonio è un contratto che si basa su affetto, portate al campo del diritto di famiglia. E se si guarda attraverso il prisma, che è amore, allora non c’è motivo di negare gli omosessuali questo contratto che è il matrimonio. Cioè, se diceva che l’origine del contratto di matrimonio è l’affetto, poi le coppie omosessuali e può essere utilizzato questo strumento di aderire. In questo senso, con assoluta certezza che:
“Il matrimonio è ‘accordi di famiglia, solenne e speciale tra due persone, volti a una comunione di vita […]. Si tratta di contratto di famiglia, perché nasce con la volontà delle parti di costruire una famiglia, che richiede tale consenso. […] Guarda il fattore accidentale del sesso opposto, non importa la definizione, dal momento che la natura particolare del contratto tenuti a rispettare sotto la legge non può imporre […] diversità di genere dei futuri coniugi “. (Castro, 2002, p. 98)
Pertanto, poiché il matrimonio è un semplice contratto di affettivo, non più concepire, allora, “vivere con l’esclusione e pregiudizio” (Dias, 2004, p. 64). Pertanto, rispetto al sistema legale brasiliano, i collegamenti sono omosessuale protezione completa, dopo tutto, se nel nostro tempo viviamo in una società che valorizza la dignità della persona umana, il rispetto e diritti per tutti i cittadini, negano il
“Il matrimonio tra persone dello stesso sesso discriminazione è una questione di pubblico formale […]. Negarla agli omosessuali è l’affronto più pubblico possibile la loro uguaglianza pubblico. Il nucleo del contratto è un legame emotivo, finanziario e psicologico, a questo proposito, omosessuali ed etero sono identici “(Talavera, 2004, p. 37).
Vi è, prima ancora, il problema del matrimonio e stabile anche essere esteso agli omosessuali non è la legge, dopo tutto, la legge consente, anche se implicitamente, tali rapporti. Ma il problema sta proprio nella efficacia di tale norma per questa parte della popolazione. E che sarà controllata la voce successiva.
5 – Efficacia della Homoaffective Matrimonio: La lotta per la Realizzazione
Come è stato spiegato alla fine del punto precedente, è possibile il matrimonio Homoaffective si terrà in Brasile, ma per questo è necessario che la legge ha di fatto, cioè, di applicare per questi individui. Così, questa voce non parla dell’efficacia (riferendosi al piano di efficacia), ma l’efficacia di far rispettare la regola. Dello standard di cui all’art. 226, § 1 della Costituzione per acquisire forza di legge per le coppie gay. E che, a quanto pare, sarebbe più facile che per fare capire ai cittadini che l’art. 226, § 1 della Costituzione può essere applicata per rendere il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Perché ciò avvenga, è necessario ipotizzare che ci sia qualche legge che tu possa capire che è possibile, legalmente, il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Da quanto sopra, possiamo vedere che l’art. 226, § 1 della Costituzione federale rende questo ruolo. Nessuna legge che permette in realtà il matrimonio gay, ma questa regola ha solo efficacia riguardo al matrimonio tra persone di sesso diverso. Così, sembra che il più grande impedimento alla realizzazione di Homoaffective matrimonio è la mancanza di una legislazione efficace a causa di pregiudizi. Si dica che, in quanto, secondo Fontanella (2006), dal punto della garanzia legale, che esegue una rilettura dei concetti di validità, uno standard quando rilasciati prima di un processo legislativo, è considerato valido, oppure ha un validità formale se è conforme a uno standard più elevato, cioè quando la norma non faccia uno standard più basso che è gerarchicamente sopra. E questa regola sarà efficace quando è osservato e poi dalla società, dai loro destinatari, oltre che dai tribunali.
In questo caso, è necessario eseguire il Homoaffective matrimonio in Brasile, perché solo allora, lo standard di cui all’art. 226, § 1 della Costituzione hanno piena efficacia. Si sostiene che, perché, se il matrimonio non è firmato, si sta negando questi diritti agli omosessuali. E che, per Rios (2003, p. 22), rende
“Se diffondere una visione negativa degli omosessuali. La negazione dei diritti, la retorica che afferma pubblicamente che non si può condannare gli omosessuali, ma non dovrebbe essere incoraggiato, come lo sono lo stimolo risultati avversi, cioè lo stimolo alla violenza fisica e minacce contro di loro. Dal momento che non possono avere uguali diritti, il messaggio inviato dai giuristi che li offrono, è quello di rafforzare i pregiudizi e pseudo-scientifiche idee pubblicate qua e là. Si tratta di una disuguaglianza messaggio. La descrizione degli insulti e violenza di cui gli omosessuali sono vittime dimostra che sono una violazione dei loro diritti fondamentali. Non è difficile vedere che il trattamento sociale dato agli omosessuali […] costituisce un trattamento degradante vietato dall’art. 5, III della Costituzione. ”
Ciò mette in evidenza la discriminazione contro gli omosessuali, anche se “il quadro costituzionale offre contributi sufficienti per gli effetti giuridici del matrimonio [e matrimonio] Homoaffective” (Matos, 2004, p. 148). Così, la legislazione offre la possibilità di matrimonio alle coppie omosessuali a causa di principi e di altri diritti fondamentali. Lo standard d’arte. 226, § 1 della Costituzione manca di efficacia per homoafetivas relazioni. Dire che, come in Brasile, viene celebrato solo il matrimonio tra eterosessuali.
Tuttavia, un simile atteggiamento non deve prevalere, perché se una relazione, un matrimonio, un matrimonio, è basato su affetto e sia eterosessuali che omosessuali sono in grado di amare, allora non c’è ragione per non promuovere l’effettività del diritto costituzionale, che si occupa sul matrimonio per gli omosessuali. Dopo tutto, tutti gli individui hanno la libertà di amare chi si vuole in ogni modo possibile a patto che rispettino l’integrità morale e fisica di altri.
6 – Considerazioni finali
Questo articolo ha cercato di dimostrare che è possibile il matrimonio Homoaffective si terrà in Brasile. A tal fine, è stato dimostrato che il piano di esistenza, per quanto riguarda l’istituto del matrimonio nel diritto di famiglia, può anche essere respinta. Si sostiene che, perché i requisiti erano, finora, da molti studiosi l’esistenza del matrimonio (diversità di genere, l’autorità e il consenso della coppia), devono essere discusse in termini di validità.
Vi è dunque, per quanto riguarda il requisito di “autorità competente” può essere annullata (e quindi la discussione da trattare in termini di validità), dopo tutto, il legislatore prende in considerazione solo annullabile il matrimonio celebrato da autorità incompetente di ai sensi dell’art. 1550, VI, del codice civile. E ‘chiaro, quindi, che l’autorità incompetente non può fare il matrimonio non esiste, ma non validi.
Per quanto riguarda il requisito del “consenso della coppia”, si deve sottolineare che in caso di mancanza di espressione di volontà, o la negazione di un matrimonio con la sposa e lo sposo, il matrimonio non lo rende inesistente. Piuttosto, si definisce dipendenza, ai sensi dell’art. 1559 del Codice Civile che si occupa di coercizione. Così, questo requisito deve essere trattata in termini di validità, che comporti in tal modo, l’annullamento del matrimonio e no, no.
Per quanto riguarda il requisito di “differenza tra i sessi dei coniugi”, si rende conto che egli è afastável. Si dice che, come ci sono stati due modi di matrimonio Homoaffective si terrà in Brasile.
I primi risultati dalla conversione di una unione stabile nel matrimonio, in quanto la stabile homoafetivas viene riconosciuto attraverso l’uso dell’analogia, allora può essere convertito in un matrimonio, se è legale in qualche regola che vieta l’unione o anche il matrimonio.
La seconda ipotesi deriva dallo standard d’arte. 226, § 1 della Costituzione, dopo tutto, il matrimonio è una celebrazione dell’atto e lo stato di cose che viene dopo questa celebrazione. Così, ogni celebrazione del matrimonio si fa, l’atto sarà sempre lì. Quindi, non è per discutere il piano di esistenza in diritto di famiglia, per cercare di vietare il matrimonio gay, perché mostra una contraddizione in sé (contraddizione in adiectio), cioè, se il fatto è lì perché c’è il matrimonio. In caso contrario, non ha esistenza non può essere considerato un atto. Così le parole finiscono contrastanti. Quindi, si afferma che “non c’è dicendo che c’è, non può generare alcun effetto che ci sia qualcosa di materiale di fatto nel piano”. (Dias, 2005, p. 259-260).
Si può notare quindi che non ci sarà mai manca nel matrimonio civile in Brasile. Dire che la differenza di sesso dei coniugi è un prerequisito per il matrimonio sembra che nulla ma un’idea senza fondamento, o meglio, è ben fondata, è solo pregiudizio. Aggiunge a questo, perché sia ??la Magna Carta, del codice civile non impone la differenza tra i sessi dei coniugi come condizione per il matrimonio da celebrare. In altre parole, si può anche dire che in nessun momento, dice l’uomo deve sposare una donna con quello e questo. Afferma soltanto che l’uomo e la donna può sposare, senza dire se si tratta con persone dello stesso sesso o con una persona del sesso opposto. Per queste ragioni è che possiamo parlare Homoaffective che il matrimonio è possibile, in conformità con le leggi del Brasile.
Così, l’ultimo elemento di questo articolo è stato dimostrato che l’unico impedimento al matrimonio da celebrare è la mancanza di una legislazione efficace per il matrimonio gay. Quindi, è necessario riflettere e promuovere la realizzazione di Homoaffective matrimonio in Brasile, dal momento che tutte le persone hanno il diritto di perseguire la felicità.

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Note:
[1] Sezione 1514/CC: il matrimonio si svolge in un momento in cui uomini e donne manifestano davanti al giudice, la sua volontà di stabilire il legame coniugale, e il giudice li dichiara sposati.

Il quadro giuridico non è responsabile o individualmente o in solido, per i pareri, idee e concetti presentati nei testi, perché essi sono di esclusiva responsabilità del suo autore.”

*IN LINGUA PORTOGHESE (BRASILIANO):

Casamento homoafetivo: Possibilidade jurídica?

”Grasiela Cristine Celich Dani
Resumo: Este artigo tem por objetivo analisar se é possível e pertinente com o ordenamento jurídico do Brasil, o instituto do casamento, em Direito de Família, ser estendido aos casais homossexuais. Para isso, é discutido se as normas constitucionais insculpidas no artigo 226, §1º e §3º cumprem esse papel.
Palavras-chave: União estável homoafetiva; Casamento homoafetivo; Plano da Existência.
Abstract: This article intends to analyze if marriage, in Family Law, with the juridical ordinance of Brazil, can be extended to the homosexual couples. For this, the article discusses if the constitutional rules, insculped in the article 226, §1º, §3º, fulfill this role.
Keywords: homoaffectionate stable union; homoaffectionate marriage; existential plan.
Sumário: 1- Considerações Iniciais; 2- O plano da Existência; 2.1- Autoridade Competente; 2.2 – Declaração de Vontade ou Consentimento Manifestado na Forma da Lei pelos Noivos; 2.3- Diversidade de Sexos dos Nubentes; 3- Casamento Homoafetivo: Conversão a partir da União Estável; 4- Conversão da União Estável em Casamento combinada com a Norma do artigo 226, §1º da Carta Magna; 5- Eficácia do Casamento Homoafetivo: a Luta pela Realização; 6- Considerações Finais; 7- Referências.
1 – Considerações Iniciais
Desde a promulgação da Carta Magna Brasileira de 1988, há a preocupação com a igualdade, cidadania e dignidade de todos os indivíduos. Para isso, existe a primazia para que se construa uma sociedade fraterna, pluralista e sem preconceitos. Entretanto, quando se trata dos direitos dos homossexuais, parece que esses princípios muitas vezes não são observados. Exemplo disso, ocorre com os institutos da união estável e do casamento, no ramo do Direito de Família. Ao que tudo indica, parece que a legislação não abarca os casais homossexuais nos referidos institutos familiares, devendo eles, sempre recorrerem ao judiciário, na esperança de serem acolhidos por tais.
Entretanto, o presente artigo pretende jogar uma luz sobre o Direito de Família, especialmente ao que tange à união estável e ao casamento entre pessoas do mesmo sexo. Para isso, este artigo, baseia-se em uma parte do livro “A possibilidade jurídica do casamento homoafetivo no Brasil”. O trabalho, apresenta, portanto, uma nova teoria e discussão que se pode imprimir ao Direito de Família, bem como aos direitos reivindicados pelos homossexuais. Assim, neste artigo não somente será discutida a união estável homoafetiva, mas também, será apontada uma possibilidade para que o casamento entre homossexuais possa ser realizado no Brasil. Para isso, no primeiro item, é discutido se um fato, quando ingressa no Mundo Jurídico, necessariamente precisa passar pelo plano da Existência, ao que tange ao instituto do casamento no Direito de Família. Analisa-se, assim, se cada um dos pressupostos (autoridade competente, consentimento dos noivos e diversidade de sexo dos nubentes) apontados pela doutrina necessitam configurar no plano da Existência, ou podem ser discutidos no plano da Validade.
No item seguinte, é apresentada uma das maneiras que o casamento homoafetivo pode ser realizado no Brasil. Tal modo provém da conversão da união estável entre pessoas do mesmo sexo, em casamento, partindo da analogia com a união estável heteroafetiva. Já o segundo modo do casamento homossexual ser realizado no Brasil é apresentado e discutido no quarto item desse artigo. Verifica-se isso através da conversão da união estável em casamento combinada com a norma exposta no artigo 226, §1º da Constituição.
Nesse sentido, no quinto item, é discutida a eficácia da norma matrimonial ao que toca aos casais homossexuais, procurando jogar uma luz para que essas pessoas possam ser acolhidas pelo direito.
2 – O Plano da Existência
Como se sabe, no Direito, há três planos por onde um fato que ocorre no Mundo dos Fatos deve passar para ingressar no Mundo Jurídico. Tais planos são conhecidos por Existência, Validade e Eficácia. Esse fato, teoricamente, necessita ser analisado dentro de cada um desses planos, na ordem em que eles se apresentam. Assim, se um fato ocorrido no Mundo dos Fatos não preencher os requisitos do plano da Existência, nem poderá ser discutido no plano da Validade e depois no da Eficácia.
Entretanto, para este artigo, será somente tratado acerca do plano da Existência, pois, segundo a doutrina majoritária, bem como para alguns juristas, é onde há o “problema”, a “proibição” para o casamento homoafetivo. Frente a isso, nesse item, verificar-se-á se realmente existe, na lei, alguma “proibição” para o casamento entre pessoas do mesmo sexo. Dessa forma, cabe verificar quais são os requisitos para um casamento ter sua existência reconhecida no Mundo Jurídico.
Por questões doutrinárias, a maioria dos autores aponta três requisitos para o matrimônio existir juridicamente. São eles: a celebração perante autoridade legalmente investida de poderes para tal, ou seja, a autoridade competente; o consentimento manifestado na forma da lei pelos noivos e a diferença de sexo dos nubentes. Nesse sentido, para discutir se realmente há empecilho para o matrimônio homoafetivo no Brasil, é pertinente analisar cada um desses pressupostos, pois, é através deles que se poderá responder a seguinte indagação: casamento homoafetivo é possível perante o atual ordenamento jurídico brasileiro? Desse modo, passa-se à análise dos referidos pressupostos.
2.1 – Autoridade Competente
De acordo com Dias (2005, p. 257-258), “o casamento é celebrado por pessoa a quem as leis estaduais de organização judiciária atribui competência.” Dessa maneira, se a lei estadual atribuir competência de celebrar o matrimônio a um ministro da religião da qual os nubentes façam parte, por exemplo, ele passa a ser a autoridade competente para realizar aquele ato. Assim, “também a autoridade consular tem competência para celebrar casamento de brasileiros no estrangeiro (art. 1544/CC). Em se tratando de casamento nuncupativo (art. 1540/CC), o casamento é realizado por qualquer pessoa.” (DIAS, 2005, p. 258).
Verifica-se que, o matrimônio é permeado de formalidades, visando colher apenas o consentimento dos nubentes. No momento em que isso acontece, eles passam a ostentar o estado de casados. Assim, “o ato de celebração representa o elemento formal do casamento, emprestando-lhe efeito constitutivo” (DIAS, 2005, p. 258).
Tomando por base que, no Direito de Família do Brasil, é o ato da celebração do casamento que faz com que o matrimônio tenha efeito, então, pode-se mencionar que, mesmo que o casamento tenha sido feito por autoridade incompetente, aconteceu o ato, bem como houve o consentimento livre dos noivos, devendo reconhecer que aconteceu o casamento. Pode-se afirmar isso, pois, após a celebração, mesmo que seja realizada por autoridade incompetente, o novo casal ostenta, perante os outros, a condição de casados. Percebe-se, neste requisito, que nada tem a ver com o sexo dos nubentes, podendo, até, nesse momento, o casamento entre pessoas do mesmo sexo ser existente.
Como se está discutindo o plano da Existência no Direito de Família, mais especificamente, em relação ao casamento, parece que há certo equívoco quando a doutrina majoritária classifica a autoridade competente como requisito para a existência de um matrimônio. Afinal, é necessário, antes de prosseguir na discussão, tomar por base o conceito de casamento. O que é um casamento?
Casamento, no Mundo Jurídico, pode ser entendido que é o ato (o momento da celebração) e o que vier depois desse momento, ou seja, o momento em que os nubentes ostentam para terceiros que estão casados. Diante disso, é possível afirmar que, se há requisito para o casamento no plano da Existência, estes deveriam ser: a pessoa que irá realizar o casamento não importando para o plano da Existência se a pessoa é ou não competente para realizar aquele ato, e o casal de nubentes. Somente isso. Caso não tenha um desses indivíduos, poder-se-ia falar em casamento inexistente. Com essa lógica, tudo o que fugir disso, necessita ser tratado no plano da Validade.
Tem-se, como exemplo, a já mencionada autoridade competente. Supõe-se que quem venha a celebrar o casamento seja um indivíduo que não tenha poderes delegados pela lei para isso. Os noivos dizem “sim” um para o outro e esta pessoa que celebrou o matrimônio os declara casados. O que acontece? Para a maioria dos doutrinadores, seria casamento inexistente. No entanto, parece ser uma idéia um tanto equivocada, pois o ato em si ocorreu. Houve uma celebração. E, se houve o ato, a celebração, aconteceu o casamento e, portanto, não se poderia falar em inexistência do matrimônio por autoridade incompetente, mas sim em invalidade do matrimônio por autoridade incompetente. Afinal, como afirma Dias (2005, p. 258):
“O princípio de presunção do casamento permite contornar a invalidade do ato de celebração por ilegitimidade do celebrante, não se podendo falar em inexistência do casamento. De qualquer forma, ainda que a doutrina insista em considerar a competência do celebrante como pressuposto à existência do casamento, o legislador considera somente anulável o matrimônio celebrado por autoridade incompetente (art. 1550, VI/ CC). Mais. Celebrado por quem se apresentava publicamente como autoridade para esse ofício, se o ato foi registrado, o casamento subsiste (art. 1554/CC). Percebe-se aí que a autoridade incompetente não pode tornar o casamento inexistente, mas sim inválido.”
Além disso, se há invalidade no casamento por causa da autoridade incompetente, não é a igualdade de sexo do casal que tornará o casamento inexistente ou inválido neste caso. Desse modo, passa-se à análise do próximo pressuposto que a maioria dos doutrinadores consideram relevante para a existência do casamento.
2.2 – Declaração de Vontade ou Consentimento Manifestado na Forma da Lei pelos Noivos
No entendimento de Dias (2005, p. 258-259),
“Este requisito de refere às hipóteses em que um dos noivos disse “não”, ficou em silêncio ou outra pessoa respondeu por ele, sem que o celebrante tenha percebido. Quedando-se silente o noivo, deixando de, imediatamente, buscar a desconstituição do casamento, não há como questionar a existência do ato. Descabe falar em casamento inexistente. A falta de manifestação de vontade configura, no máximo, vício de vontade, sob a forma de coação, a permitir a sua anulação” (art. 1559/CC).
Nesse fragmento, Dias (2005) é bastante clara ao falar que a não manifestação de vontade dos cônjuges não enseja inexistência do matrimônio. Afinal, como já foi dito, se houve a celebração, se teve o ato, houve casamento. O fato de alguém não ter manifestado sua vontade deverá ser discutido no plano da Validade, não no plano da Existência. Verifica-se, assim, que, neste requisito, não é o fato de haver dois homens ou duas mulheres que estão interessados em contrair núpcias que vai deixar de existir ou invalidar o ato, mas sim, se algum deles não pode manifestar, de forma livre, sua vontade de casar. Cabe assim, partir agora, para a análise do último requisito apontado pela grande maioria dos doutrinadores para o casamento existir. Esse seria a diversidade de sexos dos nubentes.
2.3 – Diversidade de Sexos dos Nubentes
Alega a doutrina majoritária que a lei, no artigo 1514 do Código Civil, quando afirma que “o casamento se realiza no momento em que o homem e a mulher manifestam, perante o juiz, a sua vontade de estabelecer vínculo conjugal, e o juiz os declara casados”, proíbe o casamento entre pessoas do mesmo sexo. Mesma ideia é expressa por Brandão (2002, p. 62-71), quando diz que o casamento
“É a sociedade do homem e da mulher que se unem para perpetuar sua espécie, para se ajudar, por assistência mútua, a suportar o peso da vida e para compartilhar do mesmo destino. No direito brasileiro, […] “casamento é um ato solene pelo qual duas pessoas de sexos diferentes se unem, […] sob promessa recíproca de fidelidade no amor e da mais estreita comunhão de vida.” […] Mais recentemente somam-se aos conceitos de Silvio Rodrigues, Caio Mário da Silva Pereira e Maria Helena Diniz, respectivamente: “o casamento é o contrato de Direito de Família que tem por fim promover a união do homem e da mulher, de conformidade com a lei, a fim de regularem suas relações sexuais, cuidarem da prole comum e se prestarem mútua assistência.” O casamento é a união de duas pessoas de sexo diferente, realizando uma integração fisiopsíquica permanente. “É o vínculo jurídico entre homem e mulher que visa ao auxílio mútuo e espiritual, de modo que haja uma integração fisiopsíquica e a constituição de uma família legítima.” […] A doutrina ensina que para haver casamento é preciso que haja a diversidade de sexos, a celebração solene e a manifestação do consentimento dos nubentes. […] Assim, a análise da teoria da inexistência se impõe.”
No entanto, equivocados estão esses doutrinadores quando realizam esse entendimento sobre o artigo 1514 do Código Civil, pois, primeiro, que a lei não proíbe o casamento entre homossexuais. Segundo, que ela, teoricamente, também não menciona o sexo dos noivos. E isto vale para o Código Civil, bem como para a Carta Magna. Além do mais, verifica-se que nem mesmo a teologia cristã menciona qual o sexo que os nubentes devem ter ao contrair casamento, pois, a “Constituição Gaudium et Spes, de 1965, diz expressamente: “o matrimônio, […] não foi instituído apenas para o fim da procriação” (GS 50). E acentua que […] consiste na expressão de um amor: esta afeição se exprime e realiza de maneira singular pelo ato próprio do matrimônio. Por isso, os atos pelos quais os cônjuges se unem íntima e castamente são honestos e dignos. (LOPES, 2003, p. 26)
Além do mais, para Barbero (2005, p. 43) a complementariedade de sexos (homem e mulher) de que Brandão (2002) fala é apenas cultural, posto que “as categorias de homem e mulher ou de feminino e masculino, que poderiam entrar ‘em relação’ não são realmente complementárias.” Assim, a regra de que “opostos se atraem” é somente uma simbologia, uma criação da sociedade, já que,
“As formas de sexualidade se revelam fundamentalmente aquém das oposições homo/hetero […] feminino/masculino […] afinal, […] em nível inconsciente não temos um ou dois sexos; o que temos são n sexos [até porque, sob,] este ponto de vista, o desejo é sempre extraterritorial, desterritorializado, desterritorializante, ele passa por cima e por baixo de todas as barreiras” (OLIVEIRA, 1998, p. 361).
No entanto, muitas pessoas ainda acham que a única forma de amor válida é aquela que acontece entre o homem e a mulher e, por tais motivos, é que “qualquer tentativa de reconhecimento das uniões homoafetivas, no âmbito do direito das famílias, sempre encontrou severa resistência” (DIAS, 2005, p. 257), até porque, para Barbero (2005) é muito difícil realizar mudanças nos costumes de um povo, posto que qualquer uma que se tente fazer, sempre vem seguida por alguma oposição. Mas, embora isso aconteça, alguns países como, por exemplo, Holanda, Bélgica, Espanha, Argentina, entre outros, já autorizam o casamento homossexual, fazendo com que a diferença de sexos do casal como algo essencial ao matrimônio desapareça. Embora a maioria dos doutrinadores brasileiros afirma que, no Brasil, a diversidade de sexo dos noivos é algo essencial para o casamento, é bem possível deixar de lado essa ideia e, mencionar, respondendo a indagação exposta no inicio deste artigo, que o casamento entre pessoas do mesmo sexo é cabível no ordenamento jurídico do Brasil. Para se chegar a essa conclusão, far-se-á a demonstração de duas maneiras: a primeira será por meio da conversão da união estável em casamento, e a segunda, por meio da norma do artigo 226, §1º da Carta Magna.
3 – Casamento Homoafetivo: Conversão a partir da União Estável
Como foi explicitado anteriormente, há duas maneiras do casamento homossexual acontecer no Brasil. Neste item será tratado sobre a primeira maneira, que é feita a partir da conversão da união estável em casamento. De tal modo, é sabido que ela pode ser convertida em casamento, pois, como dispõe o art. 226, §3º da Constituição, é isso que se entende: “Para efeito da proteção do Estado, é reconhecida a união estável entre o homem e a mulher como entidade familiar, devendo a lei facilitar sua conversão em casamento.”
No entanto, cabe discutir se através do reconhecimento das uniões estáveis entre homossexuais, mesmo que somente no âmbito jurídico, pelas jurisprudências, podem ser convertidas em casamento. Antes de dar uma resposta é pertinente discutir a ideia de que, se a diversidade de sexos, que foi colocada na Carta Magna, é somente um rol exemplificativo de união estável, ou se é taxativo, daí não podendo utilizar-se da analogia para julgar as ações declaratórias de reconhecimento de união entre homossexuais e, como conseqüência, ser negado o casamento homoafetivo.
Dias (2003) principia expondo que o instituto da união estável pode ser aplicado para as uniões homoafetivas. Afirma-se isso, pois, na legislação, mesmo não havendo uma determinação expressa, também não há nada que proíba o reconhecimento de tais uniões. Sendo assim, cabe usar da analogia para interpretar uma norma. Essa analogia, de acordo com Dias (2003), ocorre porque a Constituição é uma unidade, ou seja, porque não se deve interpretar uma norma constitucional de maneira isolada, mas sim em um conjunto com as demais. Isso quer dizer que pelo
“Princípio da unidade da Constituição, que proíbe a aplicação isolada de uma norma constitucional e exige uma interpretação da norma em conexão com outras normas constitucionais de tal modo que as contradições com outras normas sejam evitadas. […] Obviamente, que em considerando o princípio da unidade da constituição, não seria possível fazer esta extensão se houvesse norma excluindo expressamente os casais homossexuais da união estável”. (LOPES, 2003, p. 128-129)
Significa dizer que quando se interpretar uma norma da Carta Magna, deve-se lê-la levando em conta as demais regras que a rodeiam. De tal forma, é que o art. 226, §3º da Lei Maior jamais está excluindo as uniões homoafetivas, posto que,
“Tal qual as relações heterossexuais, as uniões homossexuais são vínculos afetivos […] em que há comprometimento mútuo. A união estável configura um gênero que comporta mais de uma espécie: a união estável heterossexual e a união estável homossexual. […] Sobretudo, as regras da união estável heterossexual, por analogia, são perfeitamente aplicáveis às uniões homossexuais” (DIAS, 2004, p. 34).
Diante desse entendimento, o art. 226, §3º da Constituição não exclui as uniões homoafetivas. Percebe-se, portanto, que a diversidade de sexos deixa de ser requisito essencial à constituição de uma união estável. Tomando por base, essa mesma norma, verifica-se que ela possibilita a conversão da união estável em casamento. Desse modo, se é afastada a diversidade de sexos para a configuração de união estável, também, é deixada de lado, essa diferença para o casamento.
Ainda assim, se tomar como base os princípios constitucionais, bem como que a sociedade brasileira de acordo com a Carta Magna, quer ser livre, justa, fraterna, solidária, aberta, pluralista, igualitária, visando o combate de todas as formas de preconceito, faz-se necessário, acatar os direitos de todos os indivíduos que dela fazem parte, até porque, segundo Dias (2004),
“As normas constitucionais que consagram o direito à igualdade proíbem discriminar a conduta afetiva no que respeita a inclinação sexual. Portanto […] rejeitar a existência de uniões homossexuais é afastar o princípio insculpido no inciso IV do art. 3º da Constituição Federal: é dever do Estado promover o bem de todos, vedada qualquer discriminação, não importando de que ordem ou tipo” (DIAS, 2004, p. 47).
Desse modo, quando se fala em igualdade, também é necessário levar em consideração o direito a diferença. Para Fontanella (2006), uma diferença vai surgir a partir de uma condição natural que está presente no indivíduo, como, por exemplo, a orientação sexual. Por tal motivo, é que uma diferença deve ser protegida “pelo Estado de Direito como condição indispensável de promoção da dignidade da pessoa em todas as suas dimensões.” (FONTANELLA, 2006, p. 2). Isto é, a
“Orientação sexual de um indivíduo em nada desmerece seu valor ou caráter, devendo o Estado Democrático de Direito respeitar sua condição, garantir seus direitos e o pleno desenvolvimento em sociedade. […] Do Princípio da Dignidade da Pessoa Humana decorre diretamente a proteção da orientação sexual, a ser respeitada a partir do reconhecimento da diversidade de indivíduos e pluralidade de expressões. No Estado Democrático de Direito, as diferenças devem ser respeitadas e as desigualdades sociais eliminadas, a fim de que as promessas formuladas como mandamento constitucional sejam efetivadas nos níveis normativos inferiores”. (FONTANELLA, 2006, p. 119).
Sendo assim, na tentativa de proteger os casais homossexuais, bem como o direito à diferença e à diversidade, muitas decisões judiciais já afirmaram que é possível, por meio da analogia com a união estável entre heterossexuais, estender o benefício e reconhecer essa entidade familiar para as uniões homoafetivas. Dessa forma, por meio do artigo 226, §3º da Carta Magna, se há o reconhecimento das uniões estáveis homoafetivas, é possível convertê-las em casamento, da mesma forma como há para as uniões heteroafetivas. Sobre essa conversão da união estável em casamento, Serejo (2004, p. 84) aduz que o matrimônio continua prestigiado
“No texto constitucional, mesmo com a proteção que a Constituição deu à união estável. Prova desse prestigio é o fato do §3, do art. 226, apontar para a possibilidade de converter essa mesma união estável em casamento. Com essa posição, preocupou-se o constituinte com a formação de uma família, preferencialmente, assentada no casamento”.
E tal regra (a da conversão da união estável em casamento) não é afastável quando se trata acerca dos casais homossexuais, pois, como aduz Dias (2003, p. 123),
“O relacionamento homossexual entre dois homens ou duas mulheres encontra óbice no art. 226, §3º da Constituição Federal, na lei nº 8971, de 02.02.94, e na lei nº 9278, de 10.05.96, tanto para o reconhecimento de uma união estável como para a conversão em casamento”.
Diante disso, essa seria uma possibilidade de o casamento homossexual ser realizado no Brasil. Utilizando-se da norma do já mencionado artigo da Constituição Federal de 1988, e se é possível, mediante a analogia das uniões homoafetivas com as uniões heteroafetivas, estas últimas serem convertidas em casamento, então, é também possível falar em conversão ao matrimônio para os casais homossexuais.
No entanto, tal possibilidade somente pode ser realizada se atentar para o que diz a norma sobre casamento, propriamente dito. Ou seja, ver se essa norma é condizente com a possibilidade jurídica de casamento entre pessoas do mesmo sexo. Pois não adiantaria ter uma norma que, ao fazer uso da analogia, permita a união homoafetiva nos moldes da união heteroafetiva, sendo até possível convertê-la em casamento se há outra norma que proíba, por exemplo, o casamento entre pessoas do mesmo sexo. Cabe, então, adentrar nesta discussão.
Para a doutrina majoritária, não se poderia falar em casamento entre pessoas do mesmo sexo, pois, esbarra no art. 1514 do Código Civil.[1] Então, por ele dizer “o homem e a mulher”, a doutrina traz, como exemplo de casamento inexistente, o casamento homossexual, por causa do preconceito que a sociedade tem frente às uniões entre pessoas do mesmo sexo. Surgiu, portanto,
“A distinção entre atos jurídicos nulos e inexistentes tem um tratamento diferenciado nas questões matrimoniais. Assim justifica Clóvis Beviláqua: não se refere o Código aos casamentos inexistentes, porque não necessitaria de um debate judiciário para serem declarados tais. Aliás, para sustentar a existência de casamento inexistente, sempre se invoca como exemplo o casamento homossexual”. (DIAS, 2006, p. 87)
Enganam-se tais juristas, pois casamento inexistente, não existe. Essa ideia de matrimônio inexistente surgiu, pois,
“Como a lei não elenca algumas causas de nulidade do casamento (ausência de celebração, ausência de manifestação de vontade e diversidade de sexo dos nubentes), ficava o juiz desarmado, não havendo possibilidade de invalidar casamentos portadores de defeitos insanáveis por não encontrar texto expresso para fundar a ação anulatória. Assim, a afronta a tais pressupostos passou a ser considerada como ausência de elemento essencial à própria existência do casamento. A categoria da inexistência vem em socorro do intérprete em situações de extrema perplexidade, quando o sistema de nulidades não se amolda perfeitamente ao caso. Aí está a origem do casamento inexistente”. (DIAS, 2005, p. 256).
Somente cabe ressaltar que quando se exprime a ideia de inexistência de algo, entende-se que seja uma inexistência jurídica e não material. Em outras palavras: ela existe no Mundo dos Fatos, mas não existe no Mundo Jurídico, daí não podendo produzir nenhum efeito. Tal ideia de inexistência está correta, posto que aquilo que não tem existência no Mundo Jurídico não pode produzir efeitos jurídicos. No entanto, a ideia de atos inexistentes que são trazidos no ordenamento jurídico não serve, de modo algum, para o Direito de Família. Nesse campo do direito, principalmente para o casamento, o plano da Existência não tem como se configurar. Ele inexiste.
Explica-se: como foi dito, a falta de consentimento e a incompetência da autoridade devem ser discutidas no campo da Validade como coação e incompetência de autoridade, respectivamente. O mesmo vale para o sexo dos nubentes. Pois, como foi dito, a cerimônia em si, quando acontece, e acaba, o casamento existe. Portanto, não cabe falar em casamento inexistente. Se foi feito por coação, por autoridade incompetente ou se os noivos são do mesmo sexo ou de diferentes sexos, será discutido no plano da Validade. E, frisa-se, lá é somente o que a lei diz.
Nesse sentido, Matos (2004), aduz que o Código Civil somente faz referência aos atos de nulidade e anulabilidade, não mencionando os atos de inexistência ou existência de um negócio jurídico. Daí, “seguindo o mesmo caminho, no livro específico de Direito de Família não há menção a requisitos de existência do casamento” (MATOS, 2004, p. 22). Além do mais, já que também está se falando em nulidades e anulabilidades, o Código Civil, no livro IV, em que trata acerca do Direito de Família, também enumera
“Como hipótese de nulidade, o requisito de diversidade de sexo entre os nubentes […]. Portanto, […] definir o casamento como entidade familiar exclusivamente heterossexual não afasta a possibilidade de existência de outro modelo familiar […] ao instituto do matrimônio, ou seja, a união homoafetiva”. (MATOS, 2004, p. 23).
Frente a isso, vale ressaltar que os doutrinadores e mesmo quaisquer outras pessoas, “podem argumentar que casamento é, por definição, entre homem e mulher; e que é difícil contrapor-se a uma definição.” (SULLIVAN, 1996, apud MATOS, 2004, p. 64). Parece não perceberem que a raiz do contrato de casamento é o vinculo emocional, afetivo e psicológico entre os dois nubentes e que “nesse aspecto, héteros e homos são idênticos.” (SULLIVAN, 1996, apud MATOS, p. 65).
Assim, “a tentativa de transformar o casamento em um ato invisível, como pretende boa parte da doutrina, só serve para mostrar que não existe casamento inexistente” (DIAS, 2005, p. 259). Correta está Dias (2005), pois, como já foi dito, para existir o casamento, deve haver o ato e, se não existe o ato, é porque não houve casamento, podendo dizer que se trata
“De uma contradictio in adiectio, ou seja, uma contradição em si mesmo: se é ato, é porque existe, e se não tem existência, não é ato, brigando entre si as palavras mesmas. Não há como dizer que não existe, que não pode gerar quaisquer efeitos algo que existe materialmente no plano fático”. (DIAS, 2005, p. 259-260).
Nesse sentido, “nada existe, nada diz a lei sobre ato ou negócio inexistente e nem sobre casamento inexistente” (DIAS, 2005, p. 256). Brandão (2002) argumenta que a teoria do casamento inexistente não faz falta no ordenamento jurídico do Brasil e que basta, somente, a teoria das nulidades para se regrar o casamento. Essa autora ainda afirma que somente uma ação anulatória é capaz de dissolver um matrimônio eivado de nulidade, daí não importando se os nubentes são ou não do mesmo sexo, se houve ou se não houve consentimento livre dos noivos ou se a pessoa que realizou a celebração é ou deixa de ser competente para isso. Daí, se não se deve falar em casamento inexistente, então, o casamento entre homossexuais é possível de ser realizado no Brasil no atual estágio legislativo e histórico, como fala Venosa (2006), até porque,
“Nem a Constituição e nem o Código Civil impõe a diversidade de sexo dos noivos como condição para a celebração do casamento. Não há referência à diferença de sexo, nem no rol dos impedimentos para o casamento”. (DIAS, 2006, p. 87).
E, mesmo que fosse válida a teoria do casamento inexistente, estaria equivocado, na época atual, usar como exemplo de casamento inexistente o casamento entre homossexuais. Nesse sentido,
“Se esse exemplo, até há algum tempo, poderia servir, hoje, se tornou praticamente imprestável para tal fim. […] Se a divergência de sexo não está na lei, o casamento não mais tem a procriação como finalidade, talvez, […] haja um equívoco na base da formulação doutrinária e jurisprudencial acerca da diversidade de sexos como pressuposto do casamento”. (DIAS, 2006, p. 87).
Portanto,
“A ideia de inexistência é inconveniente e inútil e pode ser vantajosamente substituída pela noção de nulidade […]. Portanto, a necessidade de distinguir casamento nulo de casamento inexistente, no fundo, nada mais é do que uma forma de repúdio ao casamento de pessoas do mesmo sexo”. (DIAS, 2005, p. 260-261).
E, isto, o repúdio às uniões homossexuais, não pode acontecer sob pena de se estar afrontando direitos fundamentais, como a dignidade e a igualdade da pessoa humana. Dessa forma, será apresentada, no próximo item, a outra possibilidade que pode acontecer o casamento homossexual no Brasil.
4 – Conversão da União Estável em Casamento combinada com a Norma do Artigo 226, §1º da Carta Magna
Como foi explicitado nos itens anteriores, há duas maneiras de se realizar o casamento homoafetivo no Brasil. A primeira delas já foi vista. Assim, parte-se para a segunda forma que provém da conversão da união estável (art. 226, §3º/CF) combinada com o art. 226, §1º da Carta Magna. Para fornecer uma resposta a essa segunda maneira, é pertinente ter em vista o que expressa o art. 226, §1º da Constituição: “O casamento é civil e gratuita a celebração.”
A discussão que se faz, é querer saber se é possível o casamento homoafetivo no Brasil sob o ponto de vista jurídico. Afirma-se isso, pois a Carta Magna está acima do Código Civil. E, se a Constituição não menciona o sexo dos noivos, não se pode se ater no diploma cível, já que é hierarquicamente inferior à Lei Maior. Então, se esta deu proteção ao Direito de Família e preferiu não mencionar o sexo dos nubentes quando tratou do casamento, permite assim, que homossexuais se casem no Brasil. Ainda, tal ideia encontra defesa na maneira de como se interpreta uma norma da Constituição. Tal defesa, na visão de Moraes (2005, p. 5-6), ocorre
“Através da conjugação da letra do texto com as características históricas, políticas, ideológicas do momento, se encontrará o melhor sentido da norma jurídica, em confronto com a realidade sociopolitico-econômica e almejando sua plena eficácia. Canotilho, ainda, enumera diversos princípios interpretativos das normas constitucionais:
– Da unidade da Constituição: a interpretação constitucional deve ser realizada de maneira a evitar contradições entre suas normas;
– Do efeito integrador: na resolução dos problemas jurídico-constitucionais deverá ser dada maior primazia aos critérios favorecedores da integração política e social, bem como ao reforço da unidade política;
– Da máxima efetividade ou da eficiência: a uma norma constitucional deve ser atribuído o sentido que maior eficácia lhe conceda;
– Da justeza ou da conformidade funcional: ao órgãos encarregados da interpretação da norma constitucional não poderão chegar a uma posição que subverta, altere ou perturbe o esquema organizatório-funcional constitucionalmente estabelecido pelo legislador constituinte originário;
– Da concordância prática ou da harmonização: exigem-se a coordenação e a combinação dos bens jurídicos em conflito de forma a evitar o sacrifício total de uns em relação a outros;
– Da força normativa da Constituição: dentre as interpretações possíveis, deve ser adotada aquela que garanta maior eficácia, aplicabilidade e permanência das normas constitucionais.”
Frente a isso, observa-se que uma norma constitucional deve ser aplicada levando-se em consideração o momento social, político, ideológico em que se vive. Olhando por esse prisma, não haveria nenhum problema para não se realizar, juridicamente, o casamento entre pessoas do mesmo sexo. Essa ideia pode ser usada frente à norma do art. 226, §1º/CF, por causa da unidade da Constituição, em um primeiro momento. Ela, de acordo com Moraes (2005), deve ter uma interpretação única, ou seja, uma norma não pode entrar em contradição com outra. Por este motivo, o seu efeito é integrador.
Este mesmo entendimento é abarcado por Schäfer (2005) para que os direitos fundamentais tenham a maior eficácia possível. Além disso, segundo Moraes (2005), a interpretação de uma norma não pode alterar o que foi estabelecido pelo legislador. Fazendo-se uma reflexão sobre isso, a norma do art. 226, §1º/CF, quando somente serve para o casamento entre heterossexuais, está alterando aquilo que o legislador quis dizer, pois ele também, ao preferir silenciar sobre o sexo dos nubentes, está admitindo o casamento entre homossexuais.
Portanto, se somente realizar o matrimônio entre os casais heteroafetivos e não estender o benefício aos casais homoafetivos, estar-se-á alterando o significado do texto constitucional, bem como a sua harmonização, e a Carta Magna carecerá de força normativa. Isso, para o autor, quer dizer que “os preceitos constitucionais deverão ser interpretados explicitamente quanto implicitamente, a fim de colher-se seu verdadeiro significado” (MORAES, 2006, p. 11), isto é, uma norma da Carta Magna deve ser interpretada buscando sempre manter uma harmonia com o texto constitucional, adequando-se cada vez mais à realidade social.
Para continuar a discussão e, verificar se realmente o casamento entre homossexuais é possível, é preciso refletir um pouco sobre a norma do art. 226, §1º da Constituição, frente aos princípios fundamentais que constam na Carta Magna, já que quando o Direito de Família ganhou status “constitucional representou uma garantia de que os princípios asseguradores das relações familiares estão mais bem resguardados e, por conseguinte, mais fortes para se tornarem eficazes” (SEREJO, 2004, p. 4). Nesse viés, Spengler (2003, p. 52), ao falar sobre regras e princípios, aduz que “as normas de direitos fundamentais se distinguem em normas do tipo princípios e normas do tipo regras”. Isso quer dizer que os princípios se diferenciam das regras de forma qualitativa. Então, se Spengler (2003) entende que um princípio é mais importante que uma regra e que, se tal regra vai de encontro a um princípio, este deve prevalecer. Ou seja, para ela, parece que um princípio é superior a outra regra qualquer da Constituição.
Diante dessas palavras, quer-se dizer que, se há uma norma, como, por exemplo, o art. 226, §1º/CF ou 1514/CC ou mesmo o art. 226, §3º/CF que, aparentemente “vedam” as uniões homoafetivas e de outro lado há princípios como, por exemplo, a igualdade, a dignidade, que mandam incluir os homossexuais no âmbito do casamento e da união estável, então deve prevalecer o princípio constitucional e não a norma. Isso quer dizer que os princípios são superiores às regras e, portanto, quando se está diante da norma do art. 1514/CC, mesmo que ele mencione que para haver o casamento são necessários “o homem e a mulher”, tal regra deve ser afastada quando se invoca um princípio. Portanto, este é mais um motivo para que o casamento entre homossexuais deva ser realizado no Brasil. Retira-se que,
“Violar um princípio é muito mais grave que transgredir uma norma. […] É a mais grave forma de ilegalidade ou inconstitucionalidade conforme o escalão do princípio violado, porque representa insurgência contra todo um sistema, subversão dos seus valores fundamentais, contumélia irremissível a seu arcabouço lógico e corrosão de sua estrutura mestra” (MELLO, 2003, p. 53).
Verifica-se que quando se negam direitos, como o matrimônio para os casais homoafetivos, está-se indo contra os princípios fundamentais, bem como contra o próprio sistema jurídico do país e, até mesmo, contra a Carta Magna, pois foram eles que trouxeram, para o ordenamento jurídico do Brasil, novos princípios para o Direito de Família, tendo como objetivo afastar leis ordinárias que são contrárias a esses novos princípios. Quando se está falando em normas e princípios constitucionais, ainda, para discutir se é possível o casamento homoafetivo no Brasil, também se pode falar em direito fundamentais. Por direitos fundamentais, no entendimento de Moraes (2005, p. 21), é
“O conjunto institucionalizado de direitos e garantias do ser humano que tem por finalidade básica o respeito a sua dignidade, por meio de sua proteção contra o arbítrio do poder estatal, e o estabelecimento de condições mínimas de vida e desenvolvimento da personalidade humana pode ser definido como direitos humanos fundamentais”.
Ainda assim, também se podem definir direitos humanos fundamentais como aqueles que correspondem à própria natureza do ser humano, ou seja, a sua essência, que pode ser corpórea, social e espiritual e que tais devem ser respeitados pelas normas jurídicas, cedendo aos clamores do bem comum. Além disso, tais direitos humanos fundamentais apresentam algumas características. Entre elas, está a universalidade, que é a “abrangência desses direitos engloba todos os indivíduos, independentemente de sua nacionalidade, sexo, raça, credo ou convicção político-filosófica” (MORAES, 2005, p. 23); e a complementariedade, na qual, “os direitos humanos fundamentais não devem ser interpretados isoladamente, mas sim de forma conjunta com a finalidade de alcance dos objetivos previstos pelo legislador constituinte” (MORAES, 2005, p. 23). Fontanella (2006, p.1-2) esclarece que,
“Os valores que o Estado de direito deve satisfazer encontram sua tradução normativa nos direitos fundamentais, entendidos […] como todos aqueles direitos subjetivos que correspondem universalmente a “todos” os seres humanos enquanto dotados do status de pessoas, de cidadãos, ou de pessoas com capacidade de fato. Tais direitos têm como característica, além de sua inalienabilidade e indisponibilidade […] o fato de serem inclusivos. Isto quer dizer que, ao contrário dos direitos patrimoniais, que se exercem com exclusão das outras pessoas, ninguém pode desfrutá-los se os demais simultaneamente não os exercerem. Daí a vocação expansiva de tais direitos: eles apresentam forte tendência universalizante, visando estender-se a toda a sociedade, iluminando relações e situações de exclusão e micro-poderes selvagens que até então permaneciam na penumbra. Nesse passo, é importante ressaltar o caráter anti-utilitarista dos direitos fundamentais: não pode a maioria, por mais qualificada que seja, solapar direitos fundamentais de qualquer dos membros da sociedade”.
Portanto, “os Direitos Fundamentais previstos na Constituição devem ser sempre observados, a fim de garantir à sociedade o respeito às diversas identidades e pluralidades de expressões.” (FONTANELLA, 2006, p. 28). Por isso, um direito fundamental é “a palavra mestre, de onde todos os demais pensamentos deveriam e se subordinam” (FONTANELLA, 2006, p. 41). Eles são os princípios. E tais “constituem-se, portanto, no fundo de outras normas; são as normas das normas” (FONTANELLA, 2006, p. 41). Frente a isso, quer-se saber se, perante aos direitos fundamentais, todos os interesses sociais deveriam ser protegidos, entre eles, o casamento e as uniões homoafetivas, posto que esses direitos, na visão de Moraes (2005, p. 2), devem ser uma previsão necessária em todas as Cartas Magnas dos países, pois são eles que têm por fim “consagrar o respeito à dignidade humana, garantir a limitação do poder e visar ao pleno desenvolvimento da personalidade humana.” Tomando por base as reflexões até então acerca do princípios, direitos fundamentais e normas, percebe-se que os primeiros prevalecem sobre as normas. Portanto, é possível dizer que o art. 226, §1º da Carta Magna pode ser usado para consagrar o casamento homoafetivo, assim como o heteroafetivo.
Aduz-se isso, pois se tomar como base o art. 226, §1º/CF, mesmo que pareça somente falar em celebração do casamento, se verificado mais a fundo, esse artigo menciona, mesmo que implicitamente, o já falado plano da Existência. Como foi colocado, não existe casamento inexistente. E, como essa suposição jurídica de casamento que tenha plano da existência não tem fundamento, cabe verificar, na realidade, a possibilidade jurídica do casamento entre pessoas do mesmo sexo, posto que, conforme expressa Dias (2006, p. 155),
“O Direito deve acompanhar o momento social. Assim como a sociedade não é estática, estando em constante transformação, o Direito não pode ficar à espera da lei. As sociedades modernas são dinâmicas […]. É necessário pensar e repensar o direito acima de conceitos estigmatizados e moralizantes que servem de instrumento de expropriação da cidadania”.
Sendo assim, cabe mencionar que há hierarquia entre as leis, sendo a Carta Magna o ápice e, abaixo dela, estão as outras leis, como o Código Civil, por exemplo. Dessa forma, analisando-se a Constituição, em seu art. 226, §1º, que fala sobre o casamento, vê-se que, embora o mencionado artigo disponha acerca da celebração do matrimônio, não afirma que, para existir esse ato (o casamento), os nubentes devem ser de sexos diferentes. Ela simplesmente silencia. E, em seu silêncio ela aduz ser possível o casamento entre pessoas de sexos diversos bem como o matrimônio de pessoas do mesmo sexo.
Assim, por bem, fez a Carta Magna de 1988, quando ao falar em casamento, não mencionou o sexo dos noivos. Mesmo que o Código Civil diga que essa celebração ocorra entre homem e mulher, é ele quem diz, não a Constituição Federal, que é hierarquicamente superior do Código, até porque, segundo Rios (2003), a razão de um casamento ou de uma união estável existir, hoje em dia, é por causa do sentimento, do afeto que há entre o casal. Daí, portanto, pode-se falar que as normas jurídicas que tratam do Direito de Família não podem ser fechadas, ou seja, devem atentar para a realidade social que as cercam.
Com a chegada da Carta Magna de 1988, tornou-se frágil a linha que divide o direito público e o direito privado como dois planos fechados e sem comunicação entre si. Dessa forma, pode-se afirmar que “o direito civil publicizou-se […] quando deslocou valores encerrados no Código Civil para a Constituição, assumindo, assim, uma natureza de ordem pública.” (GIRARDI, 2005, p. 36).
Percebe-se que o Código Civil não é a única fonte do direito privado e, nesses termos, do Direito de Família. Tem-se também a Constituição Federal e, nessa ótica, se a Carta Magna prefere silenciar sobre o sexo dos nubentes, para a celebração do casamento, nada pode o Código Civil interferir, posto que, o direito privado cada vez mais está se tornando público.
Nesse sentido, Girardi (2005) aduz que frente à Carta Magna, já que ela é superior ao Código Civil, o direito privado, regulado por ele, publicizou-se no momento em que a Constituição normalizou leis referentes à este direito privado. Para a referida autora, faz-se “necessária e obrigatória a iniciativa de um novo processo interpretativo do direito” (GIRARDI, 2005, p. 53).
Verifica-se, portanto, que uma norma, lei, regra, não deve ser interpretada pelo seu aspecto formal, mas sim, sob um aspecto real, que somente frente à influencia da Constituição é possível acontecer. Diga-se isso, pois a Lei Maior foi capaz de dotar os “conceitos infraconstitucionais de novos significados, visando a atender de maneira mais eficiente aos anseios da sociedade brasileira contemporânea” (GIRARDI, 2005, p. 159). Isso quer dizer, no entendimento de Matos (2004, p. 147), que o Código Civil precisa de uma “’releitura’, sob o prisma constitucional”, ou seja, ele necessita ser interpretado e adequar-se de acordo com a Carta Magna. Nesse viés, Fernandes (2004, p. 46), informa que:
“Alguns temas tratados no Código adquiram status constitucional, portanto, com novo conteúdo axiológico, […]. Ao aplicar o Código Civil, estando o assunto previsto na Constituição, a postura do operador jurídico tem de ser diferente, porque precisa dar à norma infraconstitucional uma interpretação conforme o Texto Magno, priorizando o comando que se encontra na Lei Maior”.
Significa dizer que as normas que tratam acerca do casamento no Código Civil, devem ser interpretadas conforme as regras que tratam sobre o matrimônio na Constituição, tomando como base os princípios fundamentais. Olhando-se por esse lado, é possível falar em casamento homoafetivo, posto que, mesmo o art. 1514 do Código Civil, que é responsável por regrar o casamento, afirma que o casamento se realiza entre “o homem e a mulher”, ele não diz que homem deve se casar com a mulher e esta com o homem.
Verifica-se também que esta ideia é proveniente da Declaração Universal dos Direitos Humanos de 1948, da qual o Brasil é signatário. O art. XVI, número 1, afirma que “os homens e mulheres de maioridade, sem qualquer restrição de raça, nacionalidade ou religião, têm o direito de contrair matrimônio e fundar uma família”.
Isso quer dizer que qualquer indivíduo que esteja apto a se casar pode contrair núpcias e aí não diz que o homem deve se casar com a mulher e esta com aquele. Diz apenas que “homens e mulheres” podem se casar, significando que estes e estas podem contrair casamento com quem desejarem, não importando se é com indivíduo do sexo oposto ou do mesmo sexo ao seu. Frente a isso, Dias (2004, p. 100) esclarece que “segundo o conceito dos especialistas da ONU: casamento é qualquer grupo de pessoas que convivam sob o mesmo teto, sejam ou não do mesmo sexo”.
Mesmo raciocínio está exposto na Convenção Americana de Direitos Humanos (o Pacto de San José da Costa Rica de 1969), que foi retificada pelo Brasil em 25 de setembro de 1992. Ali, no art. 17, sob a proteção da família, é reconhecido o direito do homem e da mulher de contraírem casamento e de constituírem uma família. Mas, o direito de casar é destinado ao homem, não importando de é com outro homem que ele irá se casar, bem como para a mulher, não levando em conta também se é com outra mulher que ela irá se casar.
O mesmo vale para o Pacto Internacional dos Direitos Civis e Políticos, que data de 1966. Em seu art. 23, número 1, a família é o elemento natural e fundamental da sociedade e tem direito à proteção da sociedade e do Estado. O direito de se casar e fundar uma família são reconhecidos ao homem e à mulher a partir da idade núbil.
Verifica-se, assim, que o direito de casamento é dado a todos os indivíduos. E que tais podem se casar com quem desejar, posto que não há proibição na lei para que homossexuais não possam contrair casamento e nem que a diversidade se sexos seja essencial para tal ato.
O mesmo está expresso no art. 1517 do Código Civil que, embora fale sobre a idade núbil para o casamento, ele não diz que o homem deve se casar com a mulher e esta com o homem. O artigo apenas menciona que o homem e mulher podem se casar a partir do 16 anos, mas jamais diz que a diversidade de sexo é essencial para o casamento.
Frente a isso, resta afastada a diversidade de sexos para o casamento, podendo-se, então, homossexuais se casarem no Brasil bem como constituírem união estável e formar família, até porque privar os homossexuais de firmar uma união estável bem como um casamento configura discriminação, o que é vedado pela Constituição. Como bem preconiza Dias (2005, p. 257),
“Nem a Constituição Federal e nem o Código Civil impõem a diversidade de sexo dos noivos como condição para a celebração do casamento. Assim, para sustentar a existência de casamento inexistente, invoca-se como exemplo o casamento homossexual. Ora, se esse exemplo, até há algum tempo, poderia servir, hoje se tornou praticamente imprestável para tal fim”.
Dessa forma, frisa-se que é possível falar em casamento entre pessoas do mesmo sexo no Brasil, posto que, plano da Existência não cabe ser discutido no Direito de Família. Ele não existe nesse campo jurídico. Qualquer dúvida que se tenha deve ser sanada no plano da Validade. No entanto, lá somente pode se tornar inválido um casamento que a lei mencionar nulo ou anulável, ou seja, para tornar inválido um casamento, deve seguir tal qual o que a lei afirma, já que lá o rol de impedimentos é taxativo e não exemplificativo. E, como a lei, no plano da Validade, não faz nenhuma menção ao sexo dos nubentes, não realiza nenhuma proibição que homossexuais não podem ou não devem se casar, então, é perfeitamente possível o casamento entre pessoas do mesmo sexo, caso contrário, recairia no preconceito, conforme expõe Dias (2005).
E quando se fala nessa questão, talvez, deva-se dizer pré-conceito, afinal as pessoas fazem um conceito antecipado daquilo que não conhecem, do que ouvem falar sobre determinadas pessoas. Para Fernandes (2004, p. 69), quem faz esse conceito antecipado não está “atento para os vários princípios e normas constitucionais que se aplicam ao tema, desde o da igualdade, da dignidade da pessoa humana, da não discriminação em razão do sexo e outros”. Frente a isso, se é somente o preconceito que impede o matrimônio entre pessoas do mesmo sexo e não a legislação, então, é bem possível falar em casamento homoafetivo, posto que conceito antecipado que algumas pessoas fazem sobre os homossexuais não deve se sobrepor ao ordenamento jurídico. Até porque Filho (2007, p. 62) diz que o casamento
“No sistema social mais moderno, que não se sustenta em uma pirâmide social legitimadora da base da família, é privilegiada uma ordem privada fundada na livre escolha e no amor, que legitimam as relações familiares. O casamento perde sua destinação transpessoal em favor da realização intima do casal, concedendo a seus integrantes um espaço à liberdade e realização pessoal. Se na família contemporânea observa-se uma forte tendência na satisfação dos interesses próprios e particulares de cada um de seus membros […] baseada na busca do próprio interesse e benefício. Não é mais o indivíduo que existe para a família e o casamento, mas sim a família e o casamento que existem para o desenvolvimento pessoal do indivíduo, em busca de sua aspiração à felicidade”.
Isso quer dizer que as normas acerca do Direito de Família, principalmente as que regram a união estável e o casamento, devem se moldar à realidade em que o indivíduo está inserido e não a pessoa se moldar à norma. Com isso, quer-se dizer que não vai ser o indivíduo homossexual que vai mudar para se adequar a uma lei, que vai deixar de buscar e lutar por seus direitos. Mas sim é a lei que deve se adequar a essas pessoas, já que ideia contrária a esta, como querem muitos doutrinadores, constitui um preconceito e não algo justo.
Ainda assim, pode-se dizer que o casamento não passa de um contrato do Direito de Família. Nesse viés, Pinheiro (2002, p. 50), afirma que o matrimônio é um ato de vontade, dependente da ação humana:
“Em se tratando de relações jurídicas familiares […] o pacto antenupcial, casamento, reconhecimento da paternidade, adoção, separação judicial, divórcio, integram a classe dos fatos jurídicos que dependem da ação e da vontade humana”.
Dessa maneira, se um casamento é um contrato que provém da vontade e das relações humanas, por que não estender esse tipo de contrato para os casais homoafetivos se essas relações, da mesma maneira como os casais heteroafetivos, também estão baseadas no afeto e na confiança? Percebe-se, por meio das palavras da autora, que o casamento é, em verdade, um mero contrato, como qualquer outro. As únicas diferenças ente o contrato, que é regulado pelo Direito de Família e o contrato que é regulado pelo Direito das Obrigações, é que, no primeiro ele é mais solene, mais pomposo do que no segundo e que também é o afeto, o desejo, o amor que leva a formá-lo, enquanto no segundo, o afeto e o amor não existem.
Então, o que se pode dizer é que quando um casal heterossexual se casa, ele está formando, assinando um contrato que vai regular o seu patrimônio, mas que a origem desse contrato é o amor. Portanto, se o amor existe entre pessoas do mesmo sexo, por que lhes é negado formar esse contrato? Só pelo fato de um simples artigo do Código Civil mencionar “o homem e a mulher”? Está se falando em um contrato que até poderia ser tratado no campo de Direito das Obrigações e dos Contratos (daí, valendo, tanto para as uniões entre homossexuais, quanto para as uniões entre heterossexuais), mas verifica-se que não foi essa a intenção da legislação quando tratou sobre o casamento. Preferiu ela, já que o matrimônio é um contrato que se baseia no afeto, trazer para o campo de Direito de Família. E, se analisar por este prisma, que é o amor, então não tem porque negar aos homossexuais esse contrato, que é o casamento. Ou seja, se está se afirmando que a origem do contrato de matrimônio é o afeto, então os casais homoafetivos bem podem utilizar-se deste instrumento para se unirem. Nesse sentido, com total certeza que:
“O casamento é ‘um contrato de família, solene e especial, entre duas pessoas, que visam a uma comunhão de vidas […]. É contrato de família, porque nasce com a vontade das partes de construírem uma família, exigindo tal consentimento. […] Veja-se que o elemento acidental, de sexo diverso, não importa à definição, posto que a natureza especial do contrato vinculada a relação nos termos da lei […] não pode exigir a diversidade de sexos dos nubentes”. (CASTRO, 2002, p. 98)
Sendo assim, já que casamento é um mero contrato, de ordem afetiva, não mais se concebe, então, “conviver com a exclusão e com o preconceito” (DIAS, 2004, p. 64). Portanto, frente ao ordenamento jurídico brasileiro, os vínculos homoafetivos encontram total proteção, afinal, se hodiernamente se vive em uma sociedade que preza pela dignidade da pessoa humana, pelo respeito e direitos a todos os cidadãos, então negar o
“Casamento entre pessoas do mesmo sexo é uma questão de discriminação pública formal […]. Negá-lo aos homossexuais é a maior afronta pública possível à sua igualdade pública. O cerne do contrato público é um vínculo emocional, financeiro e psicológico; nesse aspecto, heteros e homos são idênticos” (TALAVERA, 2004, p. 37).
Verifica-se, diante disso, que o problema do matrimônio e mesmo da união estável ser estendidos aos homossexuais não se encontra na legislação, afinal, a lei permite, mesmo que implicitamente, tais relacionamentos. Mas, o problema se encontra justamente na eficácia de tal norma para essa parte da população. E isso será verificado no próximo item.
5 – Eficácia do Casamento Homoafetivo: a Luta pela Realização
Como foi explicitado ao final do item anterior, é possível o casamento homoafetivo ser realizado no Brasil, mas que, para tanto, é preciso que a lei possua eficácia, isto é, seja aplicada para estes indivíduos. Assim, neste item não se falará da eficácia (referente ao plano da Eficácia), mas sim a eficácia de fazer valer a norma. De a norma do art. 226, § 1º da Carta Magna adquirir força de lei para os casais homossexuais. E isso, ao que parece, seria mais fácil do que fazer com que os cidadãos entendam que o art. 226, § 1º da Constituição pode ser aplicado para realizar o matrimônio entre pessoas do mesmo sexo.
Para que isso ocorra, é necessário pressupor que haja alguma lei em que se possa entender que seja possível, juridicamente, o casamento entre pessoas do mesmo sexo. Pelo que foi exposto, pode-se verificar que o art. 226, §1º, da Constituição Federal realiza esse papel. Há lei que, na verdade, permite o casamento entre homossexuais, mas tal norma somente possui eficácia quanto ao matrimônio entre pessoas de sexos diversos. Sendo assim, parece que o maior empecilho para a realização do casamento homoafetivo seja a falta de eficácia da legislação por causa do preconceito. Diga-se isso, pois, de acordo com Fontanella (2006), sob o ponto de do garantismo jurídico, que realiza uma releitura dos conceitos de validade, uma norma quando editada perante um processo legislativo, é considerada vigente ou, então, possui uma validade formal se estiver em conformidade com uma norma superior, isto é, quando a norma inferior não afrontar a norma que está hierarquicamente acima. E tal norma será eficaz quando for observada e seguida pela sociedade, por seus destinatários, bem como pelos tribunais.
Nesse caso, faz-se necessário realizar o casamento homoafetivo no Brasil, pois somente assim, a norma do art. 226, §1º da Constituição possuirá total eficácia. Afirma-se isso, até porque, se o matrimônio não for celebrado, está-se, negando esses direitos aos homossexuais. E isso, para Rios (2003, p. 22), faz com que
“Se propague a visão negativa dos homossexuais. A negação de direito, os discursos que publicamente afirmam que não se pode condenar os homossexuais, mas que também não se deve estimulá-los, têm como resultados o estímulo contrário, isto é, o estímulo às violências físicas e morais contra eles. Já que não podem ter direitos iguais, a mensagem enviada pelos juristas que assim se pronunciam, é de reforço dos preconceitos e idéias pseudo-científicas divulgadas aqui e ali. É uma mensagem de desigualdade. A descrição dos insultos e da violência de que são vítimas os homossexuais mostra que são uma violação de seus direitos fundamentais. Não é difícil perceber que o tratamento dispensado socialmente aos homossexuais […] constitui tratamento degradante, vedado pelo art. 5º, III da Constituição Federal”.
Isso aponta para uma discriminação contra os homossexuais, mesmo que “o ordenamento constitucional oferece aportes suficientes para os efeitos jurídicos da união [e casamento] homoafetivo” (MATOS, 2004, p. 148). Então, a legislação oferece a possibilidade de casamento para os casais homossexuais por causa dos princípios e de outros direitos fundamentais. A norma do art. 226, §1º da Carta Magna carece de eficácia para as relações homoafetivas. Diga-se isso, pois, no Brasil, somente é celebrado o casamento entre heterossexuais.
No entanto, tal atitude não deve prevalecer, pois se um relacionamento, um casamento, uma união, se baseia no afeto e se tanto héteros quanto homossexuais são capazes de amar, então, não há porque não promover a eficácia da norma constitucional, que trata sobre o casamento para os homossexuais. Afinal, todos os indivíduos tem liberdade para amar quem desejar de todas as maneiras quanto forem possíveis desde que respeitem a integridade moral bem como física das outras pessoas.
6 – Considerações Finais
Esse artigo procurou mostrar que é possível o casamento homoafetivo ser realizado no Brasil. Para isso, foi demonstrado que o plano da Existência, no que tange ao instituto do casamento no Direito de Família, pode, perfeitamente, ser afastado. Afirma-se isso, pois os requisitos tidos, até o momento, por muitos doutrinadores, para a existência do matrimônio (diversidade de sexos, autoridade competente e consentimento dos noivos), necessitam ser discutidos no plano da Validade.
Dessa forma, verifica-se, no que toca ao requisito da “autoridade competente”, pode ser anulado (e daí a discussão de ser tratado no plano da Validade), afinal, o legislador considera somente anulável o casamento celebrado por autoridade incompetente, de acordo com o art. 1550, VI do Código Civil. Percebe-se, portanto, que a autoridade incompetente não pode tornar o casamento inexistente, mas sim inválido.
Quanto ao requisito “consentimento dos noivos”, cabe frisar que na hipótese de falta de manifestação de vontade, ou negação de se casar por um dos noivos, não torna o casamento inexistente. Pelo contrário, isso configura vício de vontade, de acordo com o art. 1559 do Código Civil que trata sobre a coação. Desse modo, tal requisito, deve ser tratado no plano da Validade, ensejando, assim, anulação do casamento e não, inexistência.
No que tange ao requisito “diferença de sexos dos nubentes”, percebe-se que ele é afastável. Afirma-se isso, pois apresenta-se duas maneiras para o casamento homoafetivo ser realizado no Brasil.
A primeira resulta da conversão da união estável em casamento, uma vez que a união estável homoafetiva é reconhecida através do uso da analogia, então, ela pode ser convertida em casamento, se não existir no ordenamento jurídico alguma norma que proíba essa união ou até mesmo o casamento.
A segunda hipótese é proveniente da norma do art. 226, §1º da Constituição Federal, afinal, o casamento é a celebração, o ato e o estado de fato que vem após essa celebração. Então, qualquer celebração de matrimônio que se faça, o ato sempre terá existência. Dessa forma, não cabe discutir o plano da Existência no Direito de Família, para tentar proibir o matrimônio homossexual, pois demonstra uma contradição em si mesmo (contradictio in adiectio); isto é, se houve o ato é porque existe o casamento. Caso contrário, se não tem existência, não pode ser considerado ato. Assim, as palavras acabam se conflitando. Daí se afirmar que “não há como dizer que não existe, que não pode gerar quaisquer efeitos algo que existe materialmente no plano fático.” (DIAS, 2005, p. 259-260).
Percebe-se, assim, que casamento inexistente nunca existirá no ordenamento jurídico do Brasil. Dizer que a diferença de sexo dos nubentes é requisito essencial para o matrimônio parece que não passa de uma ideia sem fundamento, ou melhor, se encontrar fundamento, é somente no preconceito. Aduz-se isso, pois tanto a Carta Magna, quanto o Código Civil não impõem a diferença de sexos dos nubentes como condição para o matrimônio ser celebrado. Em outras palavras, também se pode dizer que, em momento algum, diz que o homem deve se casar com a mulher e esta com aquele. Apenas refere que homem e mulher podem se casar, não dizendo se é com indivíduo do mesmo sexo ou se com indivíduo de sexo diferente. Por tais motivos é que se pode falar que o casamento homoafetivo é possível, de acordo com o ordenamento jurídico do Brasil.
Desse modo, no ultimo item do artigo foi demonstrado que o único empecilho para o casamento não ser celebrado é a falta de eficácia da lei matrimonial para os homossexuais. Assim, necessita-se refletir e promover a realização do matrimônio homoafetivo no Brasil, posto que, todas as pessoas tem direito de buscar sua felicidade.

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Notas:
[1] Art. 1514/CC: o casamento se realiza no momento em que o homem e a mulher manifestam, perante o juiz, a sua vontade de estabelecer vínculo conjugal, e o juiz os declara casados.

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Fonte:  www.ambito-juridico.com.br

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